
A quest’ultimo spetta invece il compito di compiere un controllo sulla reale sussistenza del motivo addotto dall’imprenditore, attraverso un’idonea valutazione delle prove.

A quest’ultimo spetta invece il compito di compiere un controllo sulla reale sussistenza del motivo addotto dall’imprenditore, attraverso un’idonea valutazione delle prove.


A stabilirlo èstata la Corte di Cassazione con la sentenza n. 21938 del 6 dicembre 2012, con la quale èstato giudicato il caso di un lavoratore licenziato perchè durante il periodo di malattia aveva svolto delle attività edili per il suo fondo e sui terreni circostanti.

A stabilirlo èstata la Corte di Cassazione con la sentenza n. 46755 del 3 dicembre 2012, con la quale èstata annullata la sentenza pronunciata dalla Corte d’Appello che aveva assolto il titolare di una farmacia colpevole di aver chiuso temporaneamente l’esercizio apponendo un cartello in cui informava gli eventuali clienti che si trovava in pausa pranza e che avrebbe riaperto alle ore 16:00.
La norma in questione èstata esaminata dopo che una lavoratrice autonoma iscritta alla gestione separata, dopo aver avuto l’affidamento preadottivo internazionale di un minore e aver ottenuto dall’Inps l’indennità di maternità per un periodo di tre mesi, ha chiesto l’accertamento del proprio diritto a riscuotere l’indennità di maternità per un periodo di cinque mesi e la conseguente condanna dell’Inps al pagamento nei suoi confronti di altre due mensilità .

Il principio ècontenuto nella sentenza della Corte di Cassazione n. 20405 del 20 novembre 2012, con la quale èstato riconosciuto a favore dell’erede il diritto ad ottenere l’importo spettante alla madre defunta a titolo di assegni familiari sulla pensione di inabilità , nonostante quest’ultima quando era ancora in vita non avesse presentato apposita domanda per ottenerli.

A stabilirlo èstata la Corte di Cassazione con la sentenza n.18643 del 30 ottobre 2012, con la quale èstato riconosciuto a favore di un portiere d’albergo il diritto al pagamento di ore di lavoro straordinario provate da una sua annotazione sul foglio presenze e confermate in un secondo momento dai suoi colleghi.

Questo vale sempre ma soprattutto nei casi in cui l’attività commerciale comporti la somministrazione di alimenti e bevande, come avviene nel caso di un agriturismo. Pertanto l’attività svolta in assenza dei requisiti sopra descritti èda intendersi abusiva e si configura legittimo l’ordine di cessazione dell’attività pronunciato dal Comune.

A stabilirlo èstata la Corte di Cassazione con la sentenza n. 18921 del 5 novembre 2012, con la quale èstato giudicato il caso di un gruppo di lavoratori che, dopo essersi recati presso il luogo di lavoro e aver timbrato il cartellino, avevano rifiutato di svolgere le mansioni a loro affidate in virt๠del rischio della presenza di amianto in alcune zone.

A stabilirlo èstata la Corte di Cassazione con la sentenza n. 43434 dell’8 novembre 2012, con la quale èstata confermata la decisione della Corte d’Appello che, ritenendo responsabili l’amministratore unico e il responsabile di cantiere di una società per omicidio colposo a seguito dell’infortunio mortale di lavoratore dipendente extracomunitario, riconosceva il diritto al risarcimento danni in favore sia della madre del lavoratore che di coloro con cui la vittima conviveva stabilmente in Italia, ovvero la moglie e il figlio di quest’ultima.

Secondo la Suprema Corte, infatti, perchè a favore del dipendente che ha subito episodi mortificanti venga riconosciuto il diritto ad ottenere un risarcimento èsufficiente la presenza di una serie di azioni che, se esaminate singolarmente, appaiono idonee a minare quell’integrità psico-fisica che il datore di lavoro ha l’obbligo di tutelare in base a quanto stabilito sia dalla legge che dalla Costituzione.

Nel caso specifico, in particolare, la Suprema Corte ha giudicato il caso di un portiere notturno licenziato che per motivi di salute aveva chiesto all’azienda per la quale lavorava di essere spostato al turno diurno, richiesta negata in quanto l’orario di lavoro diurno era già svolto da altri due lavoratori.

Nel caso in esame, in particolare, il lavoratore aveva collegato l’insorgenza del cosiddetto neurinoma del Ganglio di Gasser, un tumore che colpisce i nervi cranici, ad un uso lavorativo del cellulare e di telefoni cordless per dodici anni e per un periodo di 5-6 ore al giorno, con conseguenze piuttosto gravi nonostante le diverse terapie, anche chirurgiche, a cui si era sottoposto.

A stabilirlo èstata la Corte di Cassazione con la sentenza n. 7970/2012, con la quale èstato rigettato il ricorso presentato da una donna che aveva avanzato richiesta di indennizzo nei confronti del proprio datore di lavoro per via di un infortunio conseguente ad una caduta in bicicletta mentre si stava recando al lavoro.