Obbligo partita IVA per pannelli solari

Pubblicata la graduatoria degli impianti ammessi al Quinto Conto Energia

Una sentenza europea impone per i pannelli solari l’obbligo della partita Iva. In particolare la produzione dell’energia fotovoltaica che viene venduta stabilmente alla rete rappresenta una attività  economica che deve quindi essere assoggettata agli effetti dell’imposta sul valore aggiunto. Non viene considerato il fatto che l’energia che viene prodotta sia inferiore a quella che viene consumata. Questo principio èstato stabilito dalla Corte di giustizia dell’Unione Europea con la sentenza del 20 giugno 2013, inerente alla causa legale numero C-219/12.

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fornero

Proposte dei consulenti del lavoro per l’occupazione

fornero

I consulenti del lavoro hanno effettuato uno studio e realizzato una serie di proposte inerenti la modifica della attuale legge di riforma del lavoro, la legge Fornero n.92/2012. Tale legge, secondo i consulenti del lavoro, non èriuscita a centrare gli obiettivi che si prefiggeva in quanto era pensata per un mercato del lavoro già  in espansione. A causa della forte crisi che stiamo attraversando e del periodo di recessione, la legge Fornero ha fatto solamente irrigidire l’intero sistema del mercato del lavoro.

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iva, precompilata

Presunzione false partite Iva rinviata al 2014

La presunzione sulle false partite Iva introdotta dalla riforma Fornero èstata rinviata alla seconda metà  del 2014. Tale rinvio si ricava dalla circolare 15/2013 dell’Inail, nella quale vengono illustrate le novità  della legge 92/2012 sulla presunzione di lavoro a progetto per le partite Iva con monocommittenza.

Le nuove norme introdotte al riguardo dalla riforma del mercato del lavoro, infatti, saranno operative a partire dal 18 luglio 2014 esclusivamente con riferimento alle vecchie partite Iva monocomittenti, cioègià  attive al 18 luglio 2012, data di entrata in vigore della riforma.

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Deroghe alla presunzione lavoratori con partita Iva

La riforma del lavoro (Legge 92/2012) ha introdotto una presunzione in virt๠della quale le collaborazioni con soggetti titolari di partita Iva, salvo prova contraria del committente, sono considerati rapporti di collaborazione coordinata e continuativa in presenza di almeno due di tre specifiche condizioni, ovvero: che la collaborazione con il medesimo committente sia superiore a 8 mesi annui per due anni consecutivi; che i corrispettivi percepiti dal medesimo committente costituiscano pi๠dell’80% dei corrispettivi annui complessivamente percepiti dal collaboratore nell’arco di due anni solari consecutivi; che il prestatore abbia la disponibilità  di una postazione fissa di lavoro presso il committente.

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Confronto tra il regime dei minimi e le Srls

Aumento partite IVA grazie al regime dei minimi

Quale che sia l’attività  imprenditoriale che un giovane imprenditore italiano, di età  inferiore ai 35 anni, voglia intraprendere dovrà  decidere quale forma giuridica dovrà  governare e regolamentare la su indicata attività .

E la scelta, alla fine dei conti e delle analisi, non potrà  che ridursi a quella, ormai divenuta classica, tra società  a responsabilità  limitata semplificata e ditta individuale in regime dei minimi.

Una scelta che, per lo meno dal nostro punto di vista, non lascia davvero adito ad alcun dubbio fatte salve talune particolare esigenze che, perà², non andremo per il momento ad analizzare in questa sede.

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Come chiudere la partita Iva

La procedura da seguire per chiudere la partita Iva èmolto simile a quella che èstata seguita per la sua apertura. Anche in questo caso, infatti, occorre compilare il modello AA9 (per scaricarlo e per avere maggiori informazioni si veda “modello AA9/2011 apertura partita Iva e istruzioni compilazione“).

In caso di chiusura, tuttavia, deve essere a barrata la casella denominata “Cessazione attività “, inoltre accanto deve essere riportato il numero della partita Iva che si vuole chiudere e la data della cessazione dell’attività . Dopo aver terminato la compilazione occorre consegnare o inviare il modello all’Agenzia delle Entrate competente per territorio.

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Disoccupazione una tantum non spetta a co.co.pro. con partita Iva

Le nuove collaborazioni a progetto con partita Iva introdotte dalla riforma del lavoro targata Fornero non potranno beneficiare dell’indennità  di disoccupazione una tantum prevista per le altre tipologie di collaborazioni.

Tale indennità , infatti, spetta ai soggetti titolari di reddito da lavoro dipendente, mentre alle nuove co.co.pro. con partita Iva, in virt๠di esplicita previsione normativa, èstato riservato il regime fiscale previsto per i redditi da lavoro autonomo, ne deriva quindi che sono escluse dalla possibilità  di beneficiare di tale indennità .

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Modello AA9/11 apertura partita Iva e istruzioni compilazione

Le persone fisiche che intendono aprire la partita Iva devono compilare il modulo di inizio attività  utilizzando il modello AA9/11. Tale modello èinfatti riservato ai contribuenti che non sono tenuti all’iscrizione nel Registro delle imprese o nel Registro delle notizie economiche e amministrative (Rea).

La compilazione e la presentazione deve avvenire entro 30 giorni dalla data di inizio attività  mediante consegna in duplice copia presso un ufficio dell’Agenzia delle Entrate, in quanto una delle due copie verrà  restituita al contribuente a titolo di ricevuta.

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Le partite IVA continuano a crescere

Le partite IVA continuano a crescere

L’Osservatorio Nazionale sulle Partite IVA del Dipartimento delle Finanze del Ministero dell’Economia e delle Finanze avrebbe recentemente avuto modo di appurare come, nonostante l’attuale situazione economica e finanziaria italiana sia da considerarsi assolutamente precaria, il desiderio di diventare imprenditori sarebbe ancora fortissimo in moltissimi connazionali che, convinti delle proprie possibilità  di successo, non disdegnerebbero affatto l’apertura di una nuova partita IVA allo scopo di costituire una ditta individuale piuttosto che collettiva.

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Partite Iva dopo l’entrata in vigore della riforma del lavoro

Con l’entrata in vigore della riforma Fornero (legge n. 92/12), cambiano le regole per le collaborazioni tra aziende e soggetti titolari di partita Iva.

In virt๠di tale riforma, in particolare, la prestazione lavorativa resa da un soggetto titolare di partita Iva si presume come collaborazione coordinata e continuativa quando si verificano almeno due delle seguenti condizioni: durata complessiva della collaborazione superiore a 8 mesi nell’anno solare; corrispettivo, anche se fatturato a pi๠soggetti riconducibili al medesimo centro di imputazione di interessi, pari a pi๠dell’80% dei corrispettivi del collaboratore nell’arco di due anni; postazione fissa di lavoro presso una delle sedi del committente.

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Partite IVA al tempo della crisi

Partite IVA al tempo della crisi

Chi oggi vive davvero male, per lo meno in Italia, non sono tanto i giovani, che bene o male riescono sempre e in qualche modo a sbarcare il lunario, bensà¬, soprattutto, tutti coloro i quali sarebbero attualmente in possesso di una partita IVA e, dunque, lavorerebbero autonomamente come liberi professionisti.

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Aumento partite IVA grazie al regime dei minimi

Aumento partite IVA grazie al regime dei minimi

Nonostante tutto, ovverosia il nuovissimo, restrittivo, regime dei minimi imposto dal Governo Monti a gennaio 2012, la crisi economica e finanziaria mondiale, europea ed italiana, le possibili difficoltà , introdotte grazie alla riforma del lavoro dal ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Elsa Fornero, che molti incontreranno a dimostrare la genuinità  del proprio lavoro piuttosto che della propria opera di consulenza, le partite IVA, in Italia, sarebbero in costante crescita e, a marzo 2012, sarebbero aumentate, rispetto al medesimo mese del 2011, addirittura del 7,4%.

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Contributo di rivalsa opzionale anche per i professionisti associati

Contributo di rivalsa opzionale anche per i professionisti associati

Moltissimi liberi professionisti, piuttosto che professionisti autonomi, italiani, specialmente nel caso in cui siano appartenenti ad un qualsiasi studio associato, avrebbero da sempre moltissime difficoltà  ad individuare il corretto ambito di applicazione della norma fiscale che giustificherebbe la possibilità  che il libero professionista possa farsi valere, nei confronti dei propri clienti, dei contributi che egli stesso dovrebbe annualmente depositare nel caso in cui appartenga alla cosiddetta Gestione Separata, e non abbia quale riferimento, dunque, una specifica cassa previdenziale, nelle casse dell’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale.

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