
La conseguenza pi๠rilevante èche tutti i beni dell’attività ancora in essere alla data di cessazione vanno autofatturati, poichè passano di proprietà dal soggetto inteso come imprenditore al medesimo soggetto in qualità di privato cittadino.

La conseguenza pi๠rilevante èche tutti i beni dell’attività ancora in essere alla data di cessazione vanno autofatturati, poichè passano di proprietà dal soggetto inteso come imprenditore al medesimo soggetto in qualità di privato cittadino.


Sono ormai innumerevoli i casi di giovani privi di occupazione che trovano un lavoro solo previa apertura della partita IVA, e altrettanti sono coloro che una mansione già ce l’avevano, ma un brutto giorno hanno dovuto eseguire, su richiesta del datore, l’ingrata scelta se divenire autonomi o restarsene a casa.

In generale regna una certa confusione in materia, sia perchè le norme in proposito sono numerose e differenziate, sia perchè le norme stesse hanno subito negli ultimi anni delle modifiche anche caotiche, derivate congiuntamente sia dall’esigenza di aumentare la tassazione che da quella di adeguare la nostra legislazione alle indicazioni fornite dalla Corte di Giustizia Europea.

In tutti i casi, il contribuente che nel corso dell’anno ha ottenuto solamente il reddito certificato dal CUD non èobbligato alla presentazione della dichiarazione dei redditi, anche se ècomunque necessario qualora egli intenda far valere detrazioni d’imposta oppure abbia altri vantaggi fiscali di cui approfittare.
Le partite IVA se usate per fatturare all’estero devono avere un codice a due cifre identificativo dello stato di appartenenza.
Per l’Italia il codice risulta essere il famosissimo IT. Alle volte puಠsuccedere di trovare partite IVA con un suffisso EU davanti al numero.

Redigere una fattura èun’operazione laboriosa, e per queste figure, che effettuano magari centinaia di transazioni ogni giorno, sarebbe troppo complesso fatturarle tutte.
Ad alcuni di loro la legge consente perciಠdi non emettere proprio niente: si pensi agli edicolanti.
Altri, invece, possono scegliere di emettere ricevute o scontrini fiscali, che sono una sorta di “fattura semplificataâ€;

Esiste solo un regime agevolato preesistente che èsopravvissuto all’azzeramento del 2007: si tratta del cosiddetto “forfettinoâ€, ossia il regime contabile agevolato per le nuove iniziative d’impresa e di lavoro autonomo introdotto nel nostro ordinamento con l’art. 13 della L. 388/2000.

Esso ècomposta da nove quadri (“numerati†con le lettere maiuscole, da “A†a “Iâ€) e da alcuni campi conclusivi, per un totale di quattro pagine, oltre ad una pagina iniziale sul trattamento dei dati personali ai sensi delle norme sulla privacy.
In cima ad ogni foglio, occorre indicare il codice fiscale del soggetto cui la dichiarazione fa riferimento e il numero della pagina.

Nel primo di essi, l’imprenditore individuale deve indicare i propri dati anagrafici, fra cui la partita IVA.
In merito a quest’ultima, la compilazione di questo rigo èimmaginabile solo nell’ipotesi che essa sia stata rilasciata prima dell’iscrizione al Registro delle Imprese, evento che con la Comunicazione Unica dovrebbe divenire un’ipotesi molto rara (riferita, ad esempio, ai liberi professionisti che in un secondo momento divengono imprenditori).
Fino al 2008, i quattro enti fondamentali cui l’imprenditore deve riferirsi per avviare la propria attività – Camera di Commercio, Agenzia delle Entrate, INPS, INAIL – hanno adottato regole differenti per l’iscrizione del nuovo soggetto.
Questo ha comportato per il neo-imprenditore una complicazione significativa in termini di tempo per ottemperare ad ogni adempimento.