Permessi retribuiti per esami prenatali

Il Decreto Legge n. 645/1996, avente ad oggetto norme destinate al miglioramento della salute e della sicurezza sul lavoro delle lavoratrici gestanti, delle puerpere e di coloro che sono in fase di allattamento, all’art.7 riconosce a favore delle lavoratrici in stato di gravidanza il diritto ad ottenere permessi retribuiti per l’effettuazione di esami prenatali e visite mediche specialistiche, nel caso in cui questi debbano essere effettuati durante l’orario di lavoro.

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Nuove misure sulle dimissioni in bianco in arrivo dal governo

Nonostante l’illegalità  della pratica, secondo una recente indagine le dimissioni in bianco continuano ad essere utilizzate da numerosi datori di lavoro, che all’atto dell’assunzione “obbligano” le lavoratrici assunte a firmare una lettera di dimissioni in bianco che sarà  poi utilizzata al “momento opportuno”, che nella maggior parte dei casi coincide con l’inizio di una gravidanza.

Secondo quanto rilevato dall’Istat, infatti, in Italia nel biennio 2008-2009 sono state ben 800.000 le donne che hanno lasciato il lavoro per motivi legati alla maternità . Nella sola Regione Lombardia, inoltre, ogni anno si dimettono circa 5.000 neomamme.

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Riposi giornalieri per allattamento della madre

La legge riconosce alla madre lavoratrice durante il primo anno di vita del bambino, oppure in caso di adozione durante il primo anno di ingresso del bambino all’interno della famiglia adottiva, il diritto ad un riposo giornaliero della durata di due ore nel caso in cui l’orario di lavoro sia pari o superiore a 6 ore o a 1 ora nel caso in cui l’orario di lavoro sia inferiore a sei ore.

Tali ore si raddoppiano in caso di parto gemellare o plurimo e in caso di adozione di due o pi๠bambini, anche se entrati in famiglia in date diverse.

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Lavori vietati in gravidanza

Il Decreto legislativo n. 151 del 26 marzo 2001 in materia di tutela e sostegno della maternità  e della paternità  stabilisce che le lavoratrici in gravidanza non possono svolgere determinate mansioni.

L’art. 7 del Decreto, in particolare, stabilisce che èvietato adibire le lavoratrici al trasporto e al sollevamento di pesi, nonchè ai lavori pericolosi, faticosi ed insalubri, ovvero quelli che riguardano il trasporto, sia a braccia e a spalle, sia con carretti a ruote su strada o su guida, e al sollevamento dei pesi, compreso il carico e scarico e ogni altra operazione connessa.

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Costo della maternità  all’azienda

Abbiamo sempre dato molto spazio ad approfondimenti legati alla maternità  di una lavoratrice. In pi๠occasioni infatti abbiamo avuto modo di capire come funziona a livello lavorativo la maternità  a rischio, ma abbiamo anche parlato della brutta usanza delle dimissioni in gravidanza, oppure del congedo obbligatorio dal lavoro. E’ naturale che se vogliamo che il mondo proceda correttamente, le donne devono avere figli e quindi le aziende devono adattarsi.

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Modulo assegno di maternità 

L’assegno di maternità  èun sostegno economico che viene riconosciuto alle donne in gravidanza che non hanno maturato i requisiti contributivi necessari per ottenere i trattamenti previdenziali di maternità .

Esistono due tipologie di assegno di maternità , quello erogato dallo Stato e quello erogato dai Comuni. Il primo èa carico dello Stato e viene erogato e concesso dall’Inps, mentre il secondo èconcesso dai Comuni e viene erogato dall’Inps in presenza di determinati requisiti reddituali.

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Maternità  colf e badanti

Le norme sul congedo obbligatorio di maternità  si applicano anche ai lavoratori domestici, pertanto èvietato adibire al lavoro colf o badanti nei due mesi che precedono la data presunta del parto e nei tre mesi successi.

Anche in questo caso la lavoratrice madre ha la possibilità  di usufruire dell’opportunità  concessa dalla riforma del 2000 e d’accordo con il proprio datore di lavoro e con l’assenso del medico puಠscegliere di assentarsi dal lavoro nel mese che precedente la data presunta del parto e nei quattro successivi. I periodi di assenza per maternità  devono essere considerati ai fini dell’anzianità  di servizio.

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Dimissioni in gravidanza

Il Dlgs n. 151/2001 prevede che le lavoratrici non possono essere licenziate nel periodo che va dall’inizio della gravidanza fino al compimento di un anno di vita del bambino, salvo alcune ipotesi particolari (colpa grave, cessazione dell’attività , ultimazione della prestazione e esito negativo della prova).

Nel suddetto periodo, tuttavia, la lavoratrice èlibera di licenziarsi presentando al datore di lavoro la consueta lettera di dimissioni, anche se in questo caso affinchè la risoluzione del rapporto di lavoro venga attuata ènecessario che tali dimissioni vengano convalidate dal servizio ispettivo del Ministero del Lavoro competente per territorio.

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Congedo di maternità  e interruzione della gravidanza

Con il messaggio n. 9042 del 18 aprile 2011, l’Inps ha fornito alcuni chiarimenti in merito al riconoscimento del congedo di maternità  e del relativo trattamento economico in caso di interruzione della gravidanza spontanea o terapeutica.

L’istituto di previdenza sociale, in particolare, ha chiarito che il congedo di maternità  e il relativo trattamento economico che ne deriva spetta solo nel caso in cui l’interruzione della gravidanza avviene a partire dal 180° giorno dopo l’inizio della gestazione, individuato mediante un calcolo a ritroso di trecento giorni dalla data presunta del parto.

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Congedo di maternità  e parto prematuro

La sentenza della Corte Costituzionale n. 116 del 7 aprile 2011 rappresenta una vera e propria svolta in tema di congedo di maternità  obbligatorio riferito alla fattispecie del parto prematuro e del successivo ricovero del nascituro presso una struttura ospedaliera.

La Corte, infatti, ha dichiarato l‘illegittimità  costituzionale dell’art. 16, lettera c, del D.Lgs. n. 151 del 26 marzo 2001, nella parte in cui non consente alla madre di usufruire del congedo obbligatorio che le spetta a partire dal momento in cui il neonato viene dimesso dall’ospedale.

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Ispettorato del lavoro gravidanza

La legge riconosce alla lavoratrici in dolce attesa un periodo di astensione dal lavoro denominato astensione obbligatoria. Tale periodo dura complessivamente cinque mesi e, in particolare, copre i due mesi che precedono la data presunta del parto e i tre mesi successivi.

In determinati casi, tuttavia, le lavoratrici in dolce attesa possono chiedere di usufruire del congedo di maternità  anticipata che viene disposto dalla Direzione Provinciale del lavoro (Ispettorato del lavoro) sulla base di un accertamento medico.

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Maternità  e scadenza del contratto di lavoro

La circolare ministeriale del 1 dicembre 2004 riconosce il diritto alla maternità  anticipata o obbligatoria anche in caso di scadenza del contratto di lavoro, mentre la sentenza della Corte Costituzionale n. 405/2001 lo riconosce anche in caso di licenziamento per giusta causa, dovuto ad una colpa grave della lavoratrice.

La disciplina, tuttavia, varia seconda del periodo di tempo che intercorre tra la scadenza del contratto e la presunta data del parto.

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Maternità  e paternità , nuovi diritti dall’Europa

Il Parlamento Europeo, dopo lunghe discussioni, ha dato il suo benestare ad una proposta di legge che estende in misura significativa i diritti delle madri lavoratrici e dei padri lavoratori.
In realtà , il voto non ha un valore definitivo: occorrerà  il placet del Consiglio dei Ministri dei ventisette Paesi, che decideranno prossimamente a maggioranza ponderata, e alcune nazioni come Francia e Regno Unito (dove i diritti in questione sono oggi piuttosto modesti) hanno annunciato battaglia.

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Sanzioni pesanti per discriminazioni sessuali

In ottemperanza ad una direttiva comunitaria, sono entrate recentemente in vigore alcune modifiche al Codice delle Pari Opportunità  (D.Lgs. 198/2006), che disciplina la normativa in favore delle vittime della discriminazione di genere sul luogo di lavoro. Le novità  sono numerose e dirette ad inasprire il regime previgente.

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