
àˆ bene, comunque, ricordare come premessa che ogni regola puಠessere sempre derogata in senso pi๠favorevole per il lavoratore e mai in senso opposto.
àˆ bene, comunque, ricordare come premessa che ogni regola puಠessere sempre derogata in senso pi๠favorevole per il lavoratore e mai in senso opposto.
Oltre a questi dettagli, il contratto deve indicare anche la durata del rapporto di lavoro e la retribuzione attribuita al collaboratore, che deve essere proporzionata alla quantità e qualità della prestazione.
In tutti questi casi, la soluzione ordinaria èche il dipendente, assentandosi dal luogo di lavoro, ha diritto ad un’indennità a carico (a seconda dei vari casi) di INPS e altri enti previdenziali, dell’INAIL e/o dello stesso datore di lavoro; ma, ovviamente, tale indennità èalternativa con l’integrazione salariale conseguente all’ammissione alla CIG. Vediamo come si sostanzia tale alternatività .
Al termine del periodo di maternità , pertanto, la lavoratrice-madre (o, in alternativa, il padre) puಠchiedere un ulteriore congedo fino al massimo di sei mesi, o, se vi èun unico genitore, fino a dieci mesi. Si possono avere ulteriori proroghe se il figlio èportatore di handicap.
Qui il discorso, infatti, èdel tutto differente: non ètutelato il “sesso debole†ma la particolare funzione che la donna assume in quanto madre.
La legge prevede, dunque, una serie di protezioni contenute oggi nella legge 151/2001, che ha anche introdotto una notevole innovazione rispetto al passato: la possibilità di estendere o trasferire le tutele al lavoratore-padre, in tutte le ipotesi in cui non sia la madre a fruirne, per scelta o impossibilità .
Vediamo dunque di chiarire qual èil quadro delle principali leggi oggi vigenti.
Iniziamo dai minori. Le leggi sul lavoro li distinguono in due categorie: i bambini (fino ai quindici anni di età ) e gli adolescenti (dai sedici ai diciotto anni). Coloro che tuttavia hanno compiuto o superato i sedici anni ma non hanno ancora assolto l’obbligo scolastico sono assimilati ai bambini.
Rimase incinta e andಠin maternità , come era garantito dal suo contratto. Al suo rientro, scoprଠche era stata retrocessa nelle sue mansioni. Era una laureata e all’interno dell’azienda svolgeva un ruolo qualificato, ma questo era prima di mettere al mondo un figlio.
Da quel punto in poi, per i suoi datori di lavoro lei era buona al massimo per fare la segretaria.
Storie cosà¬, in Italia, sono all’ordine del giorno.
Le aziende produttive giocano sul fatto che in Italia, le mamme farebbero di tutto per il proprio neonato senza badare a spese, ma vedendo che negli altri paesi europei, il prezzo èpi๠che dimezzato, queste si sentono un po’ prese in giro e non capiscono il perchèin Italia lo stesso prodotto debba costare di pià¹.
Grazie alla “legge di uguaglianzaâ€, che dovrebbe entrare in vigore il prossimo mese, la situazione lavorativa per le spagnole sembra destinata a un notevole miglioramento.
Oggi le manager spagnole, a differenza delle donne italiane lavoratrici, sono solo il 4,6 %, terzultime nella graduatoria europea; purtroppo l’ultima postazione spetta alle italiane.
Nei primi otto anni di vita del bambino, ciascun genitore ha diritto di astenersi dal lavoro per un periodo complessivo di sei mesi; nel caso in cui sia presente un solo genitore, il periodo di congedo sarà elevato a 10 mesi.
La lavoratrice madre, o il lavoratore padre di un minore con invalidità grave, accertata in base alla legge n. 104/92 art. 4 , il periodo di congedo si protrarrà fino ai tre anni di vita del bambino (salvo nei casi in cui sia ricoverato a tempo indeterminato, in centri specialistici).
Scarica il modulo per l’astensione dal lavoro quando la maternità èa rischio:
ASTENSIONE OBBLIGATORIA:
La lavoratrice madre ha ill diritto e dovere di usufruire dell’astensione obbligatoria dal lavoro due mesi prima del parto e tre mesi dopo, il trattamento economico èstabilito in base ai CCNL di categoria.
La lavoratrice in stato di gravidanza puಠoptare per lavorare fino ad un mese prima del parto e ad astenersi fino ai quattro mesi dopo, in questo caso la stessa deve fare certificare da un medico specialista le sue buone condizioni di salute e che la sua prosecuzione al lavoro non sia pregiudizievole al suo stato di gravidanza.