Modifiche normativa Libro Unico del Lavoro manovra Monti

Tra le misure contenute nella manovra Monti salva Italia figurano anche delle novità  riguardanti gli obblighi connessi alla tenuta del Libro Unico del Lavoro (LUL), ossia un libro istituito dalla legge n. 133 del 1998 e che ha sostituito il libro paga, il libro matricola, il libretto personale di controllo e il registro di impresa.

In tale libro, ricordiamo, devono essere indicati per ciascun lavoratore il nome e il cognome, il codice fiscale, la qualifica, il livello, la retribuzione base, l’anzianità  di servizio e le relative posizioni assicurative, nonchè tutte le annotazioni relative a dazioni in denaro o in natura corrisposte o gestite dal datore di lavoro (ad esempio rimborsi spese, assegni familiari, ecc.)

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Mancato versamento del quinto dello stipendio

Nel caso in cui il datore di lavoro non provvede a versare al cessionario un quinto dello stipendio dovuto al suo dipendente e da questi ceduto ad un soggetto terzo, non commette un reato di appropriazione indebita ma solo un illecito civile.

A stabilirlo èstata la Corte di Cassazione con la sentenza n. 37954 del 20 ottobre 2011, con la quale èstato assolto un datore di lavoro condannato nei due precedenti gradi di giudizio per essersi appropriato della quota di stipendio che un suo dipendente aveva destinato ad una banca a fronte della restituzione di un prestito erogatogli in precedenza, pur facendo figurare tale quota dello stipendio in busta paga.

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Obbligo del datore di lavoro verifica permesso di soggiorno

Il datore di lavoro èresponsabile in caso di assunzione di lavoratori stranieri sprovvisti del permesso di soggiorno.

A ribadire ancora una volta tale concetto èstata la Corte di Cassazione con la sentenza n. 32934 del 31 agosto 2011, con la quale èstato condannato un imprenditore che ha assunto alle proprie dipendenze due lavoratori stranieri senza accertare materialmente che fossero provvisti di permesso di soggiorno ma fidandosi delle loro assicurazioni verbali.

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Licenziamento per inidoneità  fisica del lavoratore

In caso di sopravvenuta inidoneità  fisica del lavoratore allo svolgimento dell’impiego il datore di lavoro puಠprocedere al licenziamento per giustificato motivo, purchèriesca a provare l’impossibilità  di porre in essere delle azioni in grado di evitare il licenziamento stesso.

A ribadirlo èstata la Corte di Cassazione con la sentenza n. 16195 del 25 luglio 2011, con la quale ha sottolineato che in caso di inidoneità  fisica all’impiego trova applicazione la regola generale in forza della quale grava sul datore di lavoro l’onere di provare la sussistenza dei motivi che hanno portato al licenziamento del dipendente.

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Licenziamento per soppressione posto di lavoro

In caso di licenziamento per soppressione del posto di lavoro a cui èadibito il dipendente ricade sul datore di lavoro l’onere di provare l’impossibilità  di adibire il lavoratore ad altra mansione equivalente o inferiore, altrimenti ricorre un’ipotesi di licenziamento illegittimo.

A stabilirlo èstata la Corte di Cassazione con la sentenza n.14517 del 1° luglio 2011, con la quale ha accolto il ricorso presentato da un lavoratore adibito a mansioni amministrative e licenziato dall’azienda per riduzione del personale e soppressione del posto, respingendo al contempo le sentenze emesse dal Tribunale e dalla Corte d’Appello.

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Infortunio del lavoratore con concorso di colpa

In materia di sicurezza sul lavoro èarrivata dalla Corte di Cassazione una sentenza che ribadisce ancora una volta la non esclusione della responsabilità  del datore di lavoro in caso di infortunio del lavoratore anche se questo èstato in parte causato dalla negligenza o imperizia di quest’ultimo.

La sentenza èla n.14997 del 7 luglio 2011, con la quale la Suprema Corte ha accolto il ricorso presentato da un lavoratore nei confronti della sentenza con la quale la Corte d’appello aveva respinto la richiesta di risarcimento danni avanzata nei confronti del datore di lavoro.

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Infortunio sul lavoro e imprudenza del dipendente

In caso di infortunio sul lavoro di un suo dipendente, il datore di lavoro risulta responsabile anche se l’infortunio èstato causato da una condotta imprudente di quest’ultimo, qualora tale condotta sia stata determinata o agevolata da un assetto organizzativo del lavoro non rispettoso delle norme antinfortunistiche.

A ribadire questo consolidato orientamento giurisprudenziale èstata la Corte di Cassazione con la sentenza n. 14507 del 1° luglio 2011, con la quale èstata ribadita la responsabilità  del datore di lavoro qualora questi sia a conoscenza del fatto che l’assetto organizzativo del lavoro non èrispettoso delle norme antinfortunistiche e ignori completamente tale circostanza, non facendo nulla per modificarlo al fine di eliminare ogni possibile pericolo.

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Modulo denuncia infortunio sul lavoro INAIL

In caso di infortunio sul lavoro con prognosi che prevede l’astensione dal lavoro per pi๠di tre giorni, il datore di lavoro ha l’obbligo di presentare alla sede INAIL territorialmente competente la denuncia di infortunio entro due giorni da quello in cui ha ricevuto il primo certificato medico.

Dopo aver presentato denuncia all’INAIL il datore di lavoro deve consegnare una copia di tale denuncia all’Autorità  locale di P.S. del luogo dove èavvenuto l’infortunio o, in caso di assenza di tali uffici, al Sindaco del posto.

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Licenziamento per superamento periodo di comporto

Il licenziamento individuale per superamento del periodo di comporto rientra nella fattispecie di licenziamento per giustificato motivo e non in quella del licenziamento disciplinare, di conseguenza il datore di lavoro non ha l’obbligo di contestare le singole assenze del lavoratore ma si puಠlimitare ad indicare il numero totale di assenze relative ad un determinato periodo.

A confermarlo èstata la sentenza della Corte di Cassazione n. 23920 del 2010, che di fatto annulla il precedente orientamento adottato dalla Corte stessa e che prevedeva per il datore di lavoro l’obbligo di indicare i giorni di assenza, in modo tale da consentire al lavoratore di poter replicare.

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