
Proroga tassa capitali scudati

In sintesi, in cambio di un’imposta sostitutiva (con aliquota oscillante fra il 5 e il 7%), coloro che avevano esportato e/o detenevano attività di ogni tipo all’estero non dichiarate, hanno potuto rimettersi in regola rimpatriando o regolarizzando le stesse.
Non èchiaro come sia iniziata la vicenda: Falciani lavorಠper mesi al sistema di sicurezza informatica della banca ginevrina HSBC, e, al termine, si recಠin Francia. Il guaio èche nel suo computer portatile sono contenuti nomi e dati di ben 127.000 conti correnti, moltissimi dei quali intestati a cittadini stranieri (convinti invano dell’impenetrabilità dei segreti delle banche svizzere).
Non tutte le ricchezze non denunciate e detenute all’estero da parte dei contribuenti italiani, infatti, consistono in denaro, in strumenti finanziari, in panfili o in ville faraoniche: molti, infatti, hanno preferito puntare su opere d’arte di grandissimo pregio. E lo scudo fiscale rappresenta una ghiottissima occasione per mettere in regola anche questi beni.
La minaccia concreta di sanzioni e boicottaggi nonchè la fuga massiccia e repentina dei capitali accumulati in tanti anni da imprenditori e magnati, infatti, rischiano di fare a brandelli le rispettive economie.
Per prima cosa, occorre che l’assemblea dei soci (o l’organo equivalente, secondo la legislazione straniera) deliberi sul trasferimento, e qui occorrerà seguire la legge del Paese interessato.
Ed èinteressante notare come le nazioni di provenienza pi๠frequenti non sono sperdute isole caraibiche o atolli polinesiani, bensଠi nostri “vicini di casaâ€: Svizzera, Monaco, Liechtenstein e, soprattutto, Lussemburgo.
Le norme, infatti, stabiliscono che la protezione non èaccordata a coloro nei cui confronti sia già stata avviata un’attività di accertamento da parte degli organi dell’Amministrazione Finanziaria.
Mentre il rimpatrio si puಠattuare attraverso diverse soluzioni, la regolarizzazione prevede una procedura univoca.