Omessa comunicazione malattia e licenziamento

licenziamento

Nel caso in cui il lavoratore non provveda a consegnare o ad inviare al suo datore di lavoro il certificato medico attestante la malattia, quest’ultimo puಠprocedere al suo licenziamento per assenza ingiustificata.

Ad affermarlo èstata la Corte di Cassazione con la sentenza n. 10552 dello scorso 7 maggio 2013, con la quale èstato giudicato il caso di un lavoratore dipendente che non aveva provveduto a far pervenire al suo datore di lavoro il certificato dell’ospedale presso il quale era stato ricoverato e che conteneva una prognosi di venti giorni, provvedendo invece a consegnare un successivo certificato del medico curante che considerava sufficiente per la guarigione una periodo di assenza minore di quella originariamente prescritto dall’ospedale.

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Trasferimento del lavoratore con handicap senza il suo consenso

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Il datore di lavoro èlegittimato a procedere al trasferimento di un suo dipendente, invalido a seguito di un infortunio sul lavoro, anche senza il consenso di quest’ultimo.

A stabilirlo èstata la Corte di Cassazione con la sentenza n. 10338 del 3 maggio 2013, con la quale èstato respinto il ricorso proposto dal lavoratore avverso la sentenza della Corte d’Appello, che aveva giudicato legittimo il trasferimento del lavoratore in quanto egli non rientrava nella categoria prevista dalla legge n. 104/1992.

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maternità, cerfiticato di gravidanza

Certificato gravidanza in ritardo non esclude indennità 

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La presentazione del certificato di gravidanza da parte della lavoratrice oltre il settimo mese non comporta la perdita del diritto ad ottenere il pagamento della relativa indennità  da parte dell’Inps.

A stabilirlo èstata la Corte di Cassazione con la sentenza n. 10180 dello scorso 30 aprile, con la quale èstata giudicata la decisione dell’Inps di detrarre dall’indennità  di maternità  spettante alla lavoratrice una parte della somma, relativa al quarto mese successivo al parto, ritenendo che questa non poteva fruire del cosiddetto periodo flessibile di maternità .

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Violazione norme antinfortunistiche e sequestro dell’azienda

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Nell’ambito di un procedimento penale instaurato a fronte di lesioni personali connesse alla violazione di norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro èpossibile procedere al sequestro preventivo della società  e della relativa azienda.

A stabilire la legittimità  di tale provvedimento èstata la Corte di Cassazione con la sentenza n. 18603 del 24 aprile 2013. In realtà , nel primo grado di giudizio il tribunale aveva stabilito l’inammissibilità  del sequestro preventivo in relazione ad un’attività  imprenditoriale, in considerazione del carattere ablatorio, e quindi non interdittivo, della misura cautelare, che impone la riferibilità  esclusivamente ad una cosa pertinente al reato e non all’intera impresa o attività  imprenditoriale.

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Mansione del lavoratore non connessa al grado di istruzione

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La Corte di Cassazione con la sentenza n. 9240 del 17 aprile 2013 ha affermato che il conseguimento di una laurea da parte del lavoratore dipendente non obbliga il datore di lavoro ad assegnare mansioni di livello superiore.

Nella sentenza in esame, in particolare, la Suprema Corte ha giudicato il caso di un dipendente che ha agito nei confronti del suo datore di lavoro contestando il mancato riconoscimento di un’adeguata posizione lavorativa, che a suo dire non sarebbe adeguata rispetto alle qualifiche professionali da lui possedute.

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Previdenza complementare e formazione del TFR

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La Corte di Cassazione con la sentenza n. 8228 del 4 aprile 2013 èintervenuta sulle differenze tra trattamento di fine rapporto e previdenza complementare.

In particolare, nell’ambito della suddetta pronuncia, la Suprema Corte ha anzitutto ricordato che il TFR èuna somma di denaro consistente nell’insieme di una serie di accantonamenti periodici, quindi proporzionale rispetto al periodo di servizio prestato, dovuta dal datore di lavoro al suo dipendente in caso di scioglimento del rappporto di lavoro.

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Agevolazioni prima casa escluse deroghe al requisito anagrafico

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Tra le condizioni previste dalla normativa vigente per poter usufruire delle agevolazioni per la prima casa figura l’obbligo di avere la residenza presso il Comune in cui èsituato l’immobile o, in alternativa, di trasferirla presso tale Comune entro i 18 mesi successivi all’acquisto dell’abitazione. In relazione a tale requisito non sono previste deroghe.

Al riguardo èintervenuta di recente la Corte di Cassazione con la sentenza n. 8415 del 5 aprile scorso, che ha accolto il ricorso presentato dall’Agenzia delle Entrate.

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Compensi notarili sotto i minimi non lesivi della concorrenza

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La Corte di Cassazione con la sentenza n. 9358 del 2013 ha affermato che il notaio, essendo un lavoratore autonomo, puಠrichiedere ai suoi clienti un compenso inferiore rispetto ai minimi previsti, senza che questo suo comportamento venga considerato una violazione della concorrenza.

La Suprema Corte, dunque, con la suddetta sentenza ha ribaltato l’orientamento fino ad oggi considerato prevalente, secondo cui la riduzione sistemica dei compensi e dei diritti notarili deve essere considerata concorrenza illecita.

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Licenziamento e danno non patrimoniale

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In caso di licenziamento illegittimo il lavoratore ha diritto alla reintegrazione sul posto di lavoro e al pagamento della retribuzione che avrebbe percepito dal giorno del licenziamento fino a quello della sua reintegra.

Tale predeterminazione legale del risarcimento a favore del lavoratore licenziato senza valido motivo non esclude perಠla possibilità  per quest’ultimo di chiedere il risarcimento del danno ulteriore derivante dal ritardo nella reintegra.

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Accertamento su indagini bancarie anche per i lavoratori dipendenti

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La Corte di Cassazione con la sentenza n. 8047 del 3 aprile 2013 ha affermato la legittimità  dell’accertamento fondato sulle risultanze delle indagine bancarie condotte dall’Amministrazione finanziaria nei confronti del contribuente che non sia un lavoratore autonomo.

La presunzione legale di imponibilità  prevista dagli articoli 32 del Dpr 600/1973 e 51 del Dpr 633/1972, posta a fondamento degli accertamenti bancari, dunque, èstata cosଠestesa dai giudici di legittimità  anche a coloro che svolgono un’attività  lavorativa non qualificabile come lavoro autonomo, compresi quindi i lavoratori dipendenti.

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Tares non applicata su case non abitate

La Tares non deve essere applicata su immobili inutilizzati, ossia privi di mobili e di allacci alle reti idriche ed elettriche, siano essi destinati ad abitazioni private o attività  commerciali e/o industriali. A stabilirlo èstato il Ministero dell’Economia e delle Finanze nelle linee guida che indicano una corretta applicazione della nuova tassa sui rifiuti e i servizi.

In particolare, nelle istruzioni allegate al prototipo di regolamento Tares, viene indicato che non sono soggetti al tributo i locali e le aree che non possono produrre rifiuti o che non comportano, secondo la comune esperienza, la produzione di rifiuti in misura apprezzabile per la loro natura o per il particolare uso cui sono stabilmente destinati.

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Mancata fruizione riposo settimanale e risarcimento danni

La normativa attualmente in vigore prevede il diritto del lavoratore dipendente a fruire di un giorno di riposo settimanale dopo sei giorni consecutivi di lavoro, al fine di consentire un recupero delle energie psico-fisiche.

Trattandosi di un diritto garantito, in quanto indicato oltre che nell’art. 2109 del codice civile anche nell’art. 36 della Costituzione, esso non puಠessere negato nè tanto meno essere oggetto di modifica tramite clausole contrattuali, che risulterebbero quindi nulle.

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Revoca delle funzioni non configura caso di mobbing

La revoca delle funzioni nei confronti di un lavoratore dipendente non configura necessariamente un caso di mobbing, essendo necessario a tal fine che il lavoratore riesca a provare che tale revoca sia finalizzata alla sua emarginazione.

A stabilirlo èstata la Corte di Cassazione con la sentenza n. 7985 del 2 aprile 2013, con la quale èstato rigettato il ricorso presentato da un dipendente comunale e con il quale veniva chiesta la declaratoria dell’illegittimità  della revoca dall’incarico di responsabile di sezione, con conseguente reintegrazione nel posto precedentemente occupato e condanna della controparte al pagamento di una somma di denaro a titolo di risarcimento danni.

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Parcella avvocato proporzionale alla causa

La Corte di Cassazione con la sentenza n. 7807 del 28 marzo 2013 ha affermato un importante principio in tema di compenso spettante agli avvocati.

In particolare, la Suprema corte ha giudicato il caso di una lite tra un legale e un suo cliente, nell’ambito della quale il primo chiedeva al suo assistito il pagamento di una parcella di 18.000 euro dopo averlo difeso in una lite avente ad oggetto una controversia riguardante la compravendita di un immobile del valore di 390.000 euro.

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