
Licenziamento illegittimo provato con documenti aziendali riservati



Nel caso in esame, in particolare, la Suprema Corte ha accolto il ricorso presentato dall’Agenzia delle Entrate nei confronti di una società che aveva chiesto il rimborso dell’Iva versata in occasione dell’acquisto di automezzi utilizzati dai dipendenti.


La predisposizione e la pubblicazione del codice disciplinare non èperಠcondizione necessaria per l’irrogazione di una sanzione nei confronti del dipendente qualora questa sia collegata ad una violazione di norme di legge o di doveri fondamentali del lavoratore.

Nonostante l’esistenza di questa esplicita disposizione di legge, la Corte di Cassazione con la sentenza n. 22611 dell’11 giugno 2012 ha accolto il ricorso presentato da una datrice di lavoro che ha agito nel mancato rispetto della norma.

Ne deriva quindi che una società estinta, non risultando pi๠esistente sul piano giuridico, risulta priva della capacità di stare in giudizio. I creditori, dunque, non possono agire nei confronti della società ma possono solo rivalersi nei confronti dei soci fino alla concorrenza delle somme da questi riscosse in base al bilancio finale di liquidazione, nonchè nei confronti dei liquidatori qualora il mancato pagamento delle somme a loro spettanti sia riconducibile ad una loro colpa.



A stabilirlo èstata la Corte di Cassazione con la sentenza n. 6039/2012, con la quale èstato giudicato il caso di una lavoratrice assunta con contratto a tempo determinato di collaborazione coordinata e continuativa che èricorsa al giudice a seguito del recesso del datore di lavoro prima della scadenza del contratto stesso.

A stabilirlo èstata la Corte di Cassazione con la sentenza n. 6472 del 4 maggio 2012, con la quale èstato giudicato il caso di una lavoratrice che aveva goduto del congedo parentale frazionato, dal lunedଠal giovedà¬, rientrando a lavoro il venerdà¬, il giorno che precede il sabato e la domenica, ossia due giorni in cui questa non ètenuta a svolgere la sua prestazione lavorativa.

Nel caso in esame, in particolare, la Suprema Corte ha accolto il ricorso presentato da un lavoratore assunto con contratto a tempo determinato e che lamentava la nullità della clausola mediante la quale era stato apposto un termine alla durata del contratto di lavoro e, di conseguenza, chiedeva la conversione del contratto a tempo indeterminato.

Pertanto, prima di rispondere di si ad una richiesta del genere da parte del vostro vicino di scrivania oppure prima di chiedere ad un vostro collega questo tipo di favore, èbene tenere presente che tale comportamento puಠlegittimare un licenziamento disciplinare.

A stabilirlo èstata la Corte di Cassazione con la sentenza n. 1062 del 25 gennaio 2012, con la quale ha rigettato il ricorso presentato da un’azienda che aveva licenziato una dipendente a fronte delle sue ripetute assenze dal lavoro in giorni precedenti o successivi a festività o ferie.

Nella sentenza in esame, in particolare, la Suprema Corte ha giudicato il caso di due fratelli, a cui il nonno aveva donato un’ingente somma di denaro e oro puro. La mancata denuncia dell’atto di liberalità ha fatto scattare l’accertamento fiscale e l’applicazione delle relative sanzioni.