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Il Censis fotografa la crisi del Paese

disoccupazione

L’istituto Censis ha diffuso i risultati di un’indagine statistica sullo stato del Paese a metà  del 2009, confrontando i dati con quelli analoghi rilevati dodici mesi prima.

L’analisi ènorme (oltre settecento pagine) e prende in considerazione decine di fattori economici; vediamone, dunque, solamente gli aspetti pi๠interessanti.


Il primo capitolo da considerare èquello dell’occupazione: dopo anni di progressiva discesa del numero dei cittadini alla ricerca di un posto di lavoro, la disoccupazione ètornata a crescere. Ed èsignificativo notare che non si sono, in realtà , verificati molti licenziamenti, bensଠabbiamo piuttosto visto scadere (e non rinnovare) tantissimi contratti a tempo determinato o a progetto.


In definitiva, proprio quei rapporti contrattuali precari che avevano contribuito massicciamente alla riduzione della disoccupazione nei dieci anni precedenti sono stati la leva che, in tempi di vacche magre, ha riportato in alto il tasso percentuale; non a caso sono invece cresciute le piccole partite IVA, la nuova forma del precariato dei giorni nostri.

In dodici mesi, pertanto, si sono persi circa 378.000 posti di lavoro (di cui due terzi nel Mezzogiorno), pari all’1,6% del totale: percentuale inferiore rispetto al pesantissimo dato spagnolo (-7,2%) ma pi๠pesante rispetto ai tassi francesi e tedeschi, che hanno addirittura registrato un modesto miglioramento.

Ma non basta: per i giovani laureati che trovano lavoro, le prospettive sono comunque grigie. Si calcola che per loro lo stipendio atteso nei primi anni sia pari al 20-25% in meno rispetto alla media europea.
Anche le imprese navigano a vista. Oltre 162.000 aziende nel solo terziario hanno chiuso i battenti nel periodo considerato, mentre il peso del sommerso rispetto al prodotto interno lordo èstimato intorno al dato impressionante del 19%.