Licenziamento per breve assenza ingiustificata èillegittimo

Il lavoratore dipendente che si allontana ingiustificatamente dal luogo di lavoro per un breve lasso di tempo non puಠessere licenziato.

A stabilirlo èstata la Corte di Cassazione, che ha confermato la sentenza della Corte d’Appello di Roma e disposto l’annullamento del licenziamento intimato ad un dipendente come sanzione disciplinare per essersi allontanato dal luogo di lavoro con una giustificazione infondata per quasi tre ore.

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Infortunio sul lavoro e apprendistato

Il datore di lavoro èconsiderato responsabile di un infortunio sul lavoro non solo quando non adotta tutte le misure cautelari atte a prevenire il verificarsi di tale infortunio ma anche quando non accerta che le misure vengano rispettate dai dipendenti. La responsabilità , inoltre, si aggrava nel caso in cui il lavoratore vittima dell’infortunio èun giovane e inesperto, o ancora peggio se assunto con contratto di apprendistato.

Tale principio èstato ribadito dalla Corte di Cassazione con la sentenza n. 536 del 10 gennaio 2013, con la quale èstato respinto il ricorso presentato da un datore di lavoro giudicato responsabile di un infortunio sul lavoro ai danni di un apprendista e pertanto condannato a restituire all’Inail l’importo corrisposto al lavoratore a titolo di indennizzo.

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Contributo di solidarietà  commercialisti illegittimo

La Corte di Cassazione con la sentenza n. 2750/2013 ha dichiarato illegittima la norma contenuta nella Finanziaria 2007 che prevede il prelievo di un contributo di solidarietà  a carico dei commercialisti in pensione a partire dal 1° gennaio 2007, ne deriva quindi che i soggetti interessati possono procedere con la richiesta di rimborso al fine di ottenere la restituzione delle somme eventualmente versate in osservanza di tale norma.

L’unico ostacolo a tale rimborso potrebbe arrivare dall’eventuale decisione della cassa di previdenza di proseguire sulla via del contenzioso al fine di vedersi riconosciuto il diritto ad applicare la suddetta ritenuta, pretesa che tra le altre cose era stata accordata dalla sentenza di primo grado.

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Reato di ingiuria escluso in caso di mobbing

Il lavoratore vittima di mobbing da parte dei suo datore di lavoro non risponde del reato di ingiuria qualora aggredisca verbalmente l’imprenditore nel corso di una lite.

A stabilirlo èstata la Corte di Cassazione con la sentenza n. 4245 del 28 gennaio 2013, con la quale èstato accolto il ricorso di un lavoratore, condannato nei due precedenti gradi di giudizio, che chiedeva l’applicazione dell’esimente prevista dal primo comma dell’articolo 599 del codice penale, in quanto le ingiurie erano state reciproche e il lavoratore aveva reagito in stato d’ira a comportamenti provocatori del datore di lavoro, che per diversi mesi aveva posto in essere nei suoi confronti azioni di mobbing.

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Furto ad un collega ècausa di licenziamento legittimo

Il licenziamento di un lavoratore dipendente motivato dal furto ad opera di quest’ultimo ai danni di un suo collega èlegittimo.

A stabilirlo èstata la Corte di Cassazione con la sentenza n. 1814 del 2013, con la quale èstato giudicato il caso di un lavoratore che aveva approfittato della momentanea assenza di un suo collega, chiamato da uno dei dirigenti, per rubargli lo zaino. Successivamente, inoltre, si era rifiutato di aprire la sua macchina dicendo di aver perso le chiavi e affermando di non sapere come lo zaino fosse finito all’interno del suo veicolo.

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Sanzioni fiscali si applica la meno cara anche se introdotta dopo

In caso di violazione delle norme tributarie deve essere applicata la sanzione meno cara, anche se prevista da una norma entrata in vigore successivamente all’accertamento. Inoltre, l’applicazione della sanzione meno salata puಠessere effettuata d’ufficio, senza che sia necessaria apposita richiesta.

A stabilirlo èstata la Corte di Cassazione con la sentenza n. 1656 del 24 gennaio 2013, con la quale èstato accolto il ricorso presentato da una banca condannata a pagare sanzioni piuttosto salate per non aver versato i dovuti acconti derivanti dal suo status di sostituto d’imposta.

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Risarcimento danni per mobbing da parte dei colleghi

Qualora un lavoratore dipendente sia vittima di mobbing da parte dei colleghi e l’azienda, pur essendone a conoscenza, non agisca per porvi rimedio, il lavoratore ha diritto ad essere risarcito dal suo datore di lavoro.

A stabilirlo èstata la Corte di Cassazione con la sentenza 1471/2013, con la quale un’azienda veneta èstata condannata al risarcimento del danno biologioco nei confronti di un suo dipendente, che tra le altre cose era anche stato demansionato, vittima di mobbing consistente in dileggio e altre vessazioni da parte di altri suoi colleghi dipendenti delle stessa azienda.

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Anticipo TFR con false motivazioni legittima il licenzimento

A favore dei lavoratori del settore privato, sempre che abbiano prestato almeno otto anni di servizio presso lo stesso datore di lavoro, èprevista la possibilità  di chiedere un anticipo del TFR maturato fino a quel momento (fino ad un massimo del 70%).

Tale richiesta, tuttavia, puಠessere avanzata solo per far fronte a spese urgenti, come ad esempio spese mediche non coperte dal servizio sanitario nazionale o l’acquisto della prima casa, pertanto occorre fornire idonea documentazione comprovante tali spese.

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Licenziamento per giusta causa e assoluzione nel giudizio penale

La Corte di Cassazione con la sentenza n. 802 del 15 gennaio 2013 ha rigettato il ricorso presentato da un lavoratore dipendente licenziato per giusta causa dalla società  per la quale lavorava per via del furto di circa sessanta litri di carburante da parte del dipendente stesso.

Il lavoratore, in particolare, basava il suo ricorso non tanto sulla sussistenza o meno del furto, che stando all’azienda sarebbe stato provato, ma quanto pi๠sul fatto che in merito a tale episodio era stata disposta l’archiviazione del procedimento penale a suo carico.

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Criteri di gestione dell’impresa insindacabili dal giudice

I criteri di gestione dell’impresa, compresa l’ipotesi di un cambiamento organizzativo che implichi la riduzione della forza lavoro con conseguente licenziamento di una parte dei dipendenti, sono espressione della libertà  di iniziativa economica tutelata dall’art. 41 della Costituzione, pertanto non possono essere sindacati dal giudice.

A quest’ultimo spetta invece il compito di compiere un controllo sulla reale sussistenza del motivo addotto dall’imprenditore, attraverso un’idonea valutazione delle prove.

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Bancarotta fraudolenta e interdizione del manager

La Corte di Cassazione con la sentenza n. 769 dell’8 gennaio 2012 ha precisato che la pena accessoria prevista a carico del manager condannato per bancarotta fraudolenta consiste nell’impossibilità  da parte di quest’ultimo, per un periodo di 10 anni, di svolgere attività  imprenditoriale o incarichi direttivi presso altre aziende, sottolineando al contempo che il periodo di interdizione èstabilito dalla legge nella misura fissa di 10 anni e pertanto a tal fine non èrilevante la durata della pena principale, che nel caso di specie èstata fissata nella misura minima di tre anni di reclusione.

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Attività  durante la malattia non giustifica il licenziamento

Lo svolgimento di un’attività  da parte del lavoratore durante il periodo di malattia non giustifica il suo licenziamento se questa non mette in pericolo l’equilibrio fisico del lavoratore stesso e quindi la sua capacità  di adempiere correttamente alla prestazione lavorativa.

A stabilirlo èstata la Corte di Cassazione con la sentenza n. 21938 del 6 dicembre 2012, con la quale èstato giudicato il caso di un lavoratore licenziato perchè durante il periodo di malattia aveva svolto delle attività  edili per il suo fondo e sui terreni circostanti.

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Farmacie di turno non possono chiudere temporaneamente

La chiusura anche solo momentanea di una farmacia di turno puಠconfigurare a carico del responsabile della farmacia stessa il reato di interruzione di un servizio pubblico contemplato dall’art. 331 del codice penale.

A stabilirlo èstata la Corte di Cassazione con la sentenza n. 46755 del 3 dicembre 2012, con la quale èstata annullata la sentenza pronunciata dalla Corte d’Appello che aveva assolto il titolare di una farmacia colpevole di aver chiuso temporaneamente l’esercizio apponendo un cartello in cui informava gli eventuali clienti che si trovava in pausa pranza e che avrebbe riaperto alle ore 16:00.

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Assegni familiari successione e diritti degli eredi

Gli eredi hanno diritto agli assegni familiari spettanti al dante causa anche qualora questi non vi abbia fatto richiesta quando era ancora in vita.

Il principio ècontenuto nella sentenza della Corte di Cassazione n. 20405 del 20 novembre 2012, con la quale èstato riconosciuto a favore dell’erede il diritto ad ottenere l’importo spettante alla madre defunta a titolo di assegni familiari sulla pensione di inabilità , nonostante quest’ultima quando era ancora in vita non avesse presentato apposita domanda per ottenerli.

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Validità  del foglio presenze redatto dal dipendente

Qualora il foglio presenze sia stato compilato e/o aggiornato dal lavoratore dipendente, la sua validità  ai fini della retribuzione spettante èsubordinata alla conferma delle presenze da lui annotate da parte dei colleghi. In assenza di tale conferma, dunque, le annotazioni del dipendente non hanno alcuna efficacia.

A stabilirlo èstata la Corte di Cassazione con la sentenza n.18643 del 30 ottobre 2012, con la quale èstato riconosciuto a favore di un portiere d’albergo il diritto al pagamento di ore di lavoro straordinario provate da una sua annotazione sul foglio presenze e confermate in un secondo momento dai suoi colleghi.

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