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Nuovo intervento cedolare secca sugli affitti canone concordato

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Il Governo interviene nuovamente sul tema degli affitti. In particolare si cerca di rimediare ad uno degli interventi di minore successo mai effettuati sul tema casa, ovvero la cedolare secca. Le misure adottate in passato non hanno infatti portato ai risultati sperati e da quanto emerge nemmeno le novità  cedolare secca 2013 hanno avuto successo.

L’Esecutivo nazionale ha infatti deciso di intervenire sul tema degli affitti a canone concordato, attuando una riduzione proprio dell’aliquota relativa alla cedolare secca, abbattendola dal 19% al 15%. La legge che ha attuato questa disposizione èstata la n. 102 del 2013, ovvero quella che ha provveduto a cancellare l’Imu sulla prima casa e ha introdotto la service tax dal prossimo anno.

Proprio per rimediare ai non incisivi interventi degli anni scorsi, il Governo tenta con la riduzione dell’aliquota di stimolare il provvedimento e avere un ritorno in tema di introiti, ma già  molti sono gli scettici sulla validità  di un intervento del genere, che appare come un ulteriore accanimento terapeutico.

La cedolare secca sugli affitti èa tutti gli effetti una imposta che ha lo scopo di sostituire quelle che sono dovute sul tema delle locazioni. Rappresenta quindi un sostituto dell’Irpef e delle sue addizionali collegate, ovvero quelle relative al reddito degli affitti, all’imposta di registro e all’imposta di bollo alla registrazione.

Non tutti possono perಠaccedere alla cedolare secca. I soggetti che possono fruire di questo tipo di imposta sono esclusivamente le persone fisiche titolari del diritto di proprietà  o del diritto reale di godimento, come ad esempio un usufrutto, su unità  immobiliari abitative locate.

L’aliquota sulla cedolare secca sopra citata èstata introdotta per i contratti di locazione a canone concordato per le abitazioni che sono situate nei comuni che presentano carenza di disponibilità  abitative, come previsto dallarticolo 1, lettera a) e b) del decreto legge numero 551 del 1988.

Le zone interessate sono quindi i comuni di:

  • Bari
  • Bologna
  • Catania
  • Firenze
  • Genova
  • Milano
  • Napoli
  • Palermo
  • Roma
  • Torino
  • Venezia

Le altre zone interessate dal provvedimento sono tutte quelle che vengono indicate dal CIPE, ovvero il comitato interministeriale per la programmazione economica