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I contratti a tempo indeterminato sono sempre pi๠rari in Italia

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La crisi economica che ha colpito l’Italia a partire dal 2008 ha inciso profondamente, modificandone il volto, sul mercato dell’occupazione italiano. Nel giro di circa sei anni, infatti, il nostro paese ha perso circa un milioni di posti di lavoro – e le attuali percentuali relative alla disoccupazione giovanile lo confermano, ma ha anche perso e continua a perdere in stabilità  lavorativa. 

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Una recente indagine compiuta dalla UIL ha infatti dimostrato come nel giro di circa sei anni sia venuto a crollare il numero dei contratti a tempo indeterminato stipulati in Italia e come il lavoro sia diventato prevalentemente precario o a tempo determinato. I contratti di lavoro a tempo indeterminato, infatti, negli ultimi anni hanno subito un tracollo del 46 per cento, mentre le tipologie  a tempo determinato hanno subito un forte incremento, pari a quasi il 20 per cento rispetto al passato.

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Tale situazione si fa sentire in modo particolare soprattutto sulle nuove assunzioni, le quali in circa l’80 per cento dei casi vengono trattate con forme di contratto instabili, e solo nel 19 per cento dei casi con forme di contratto stabili, all’interno delle quali vengono comprese anche tipologie contrattuali come quella dell’apprendistato.

Anche i primi mesi del 2014, del resto, hanno confermato il sussistere di questa tendenza in Italia. I contratti a tempo determinato rappresentano infatti il 67 per cento del totale, quelli a tempo determinato solo il 17 per cento del totale, mentre le collaborazioni appena l’8 per cento. Gli apprendisti non arrivano al 3 per cento.