Ipotesi eliminazione articolo 18 per i nuovi contratti

La riforma del lavoro su cui sta lavorando in questi giorni il governo Monti si basa soprattutto sulle richieste della Banca centrale europea, che ricordiamo lo scorso agosto aveva indicato tra i compiti del governo italiano anche quello di porre in essere delle misure che da un lato consentissero di superare il dualismo nell’attuale mercato del lavoro italiano e dall’altro di eliminare l'”anomalia” del reintegro nel posto di lavoro in caso di licenziamento senza giusta causa.

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Licenziamento disciplinare

Il licenziamento disciplinare èquello che si verifica a seguito di un comportamento del lavoratore, di carattere disciplinare, di gravità  tale da non consentire la prosecuzione del rapporto di lavoro in quanto determina il venir meno del rapporto di fiducia tra le parti.

La natura disciplinare del licenziamento implica, affinchè esso non risulti illegittimo, la scrupolosa osservanza da parte del datore di lavoro delle disposizioni contenute nella legge 300/1970.

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Possibile modifica art. 18 Statuto dei lavoratori e reddito minimo

Oltre alla numerose novità  contenute nella riforma Monti Salva Italia, il governo ha in programma una riforma del lavoro che, in base alle prime indiscrezioni, avrebbe ad oggetto una modifica dell’art.18 dello Statuto dei lavoratori, da sempre difeso dai sindacati.

La stessa riforma dovrebbe inoltre trovare il modo per accogliere i ripetuti richiami dell’Unione europea in merito alla mancanza di ammortizzatori sociali in Italia.

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Ritardo pagamento indennità  sostitutiva della reintegrazione

Nel caso in cui il lavoratore illegittimamente licenziato dovesse scegliere di optare per l’indennità  sostitutiva al posto della reintegrazione nel posto di lavoro, il datore di lavoro ètenuto a pagare al dipendente le retribuzioni che gli sarebbero spettate se avesse normalmente prestato la sua attività  lavorativa fino a quando non provvede a corrispondere tale indennità .

Ad affermalo èstata la Corte di Cassazione con la sentenza n. 21421 del 17 ottobre 2011, nella quale viene precisato che tale decisione si basa sulla necessità  di evitare che il lavoratore illegittimamente licenziato non subisca, o subisca al minimo possibile, i pregiudizi derivanti dal licenziamento stesso.

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Licenziamento illegittimo per mancato rinvio della convocazione

In caso di licenziamento disciplinare il comportamento tenuto dal datore di lavoro deve necessariamente essere improntato ai principi di correttezza e di buona fede, pena l’illegittimità  del licenziamento stesso.

A stabilirlo èstata la Corte di Cassazione con la sentenza n. 21485 del 18 ottobre 2011, con la quale èstata accolta la sentenza della Corte d’Appello ed èstata quindi dichiarata l’illegittimità  del licenziamento attuato da un’azienda nei confronti di una dipendete dopo una sua violazione di carattere disciplinare.

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Dimissioni del lavoratore incapace illegittime

La lettera di dimissioni firmata dal lavoratore in un momento in cui questi risultava incapace di intendere e di volere èdel tutto illegittima e priva di efficacia.

A stabilirlo èstata la Corte di Cassazione con la sentenza n. 17977 del 1° settembre 2011, nella quale viene precisato che per aversi incapacità  di intendere e di volere del lavoratore non ènecessario che questi risulti privo delle facoltà  intellettive e volitive ma èsufficiente che tali facoltà  risultino diminuite in maniera tale da pregiudicare la consapevolezza dell’azione che sta per compiere.

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Novità  licenziamento manovra finanziaria 2011

Tra le novità  pi๠discusse introdotte dal nuovo testo della manovra finanziaria figura quella prevista dall’art. 8, ovvero la possibilità  di far rientrare la licenziabilità  tra le deroghe alla contrattazione nazionale contenuta in accordi aziendali e territoriali, purchètali accordi siano stati sottoscritti da i sindacati pi๠rappresentativi a livello nazionale e territoriale.

In ogni caso restano fatte salve le disposizioni che prevedono il divieto di licenziamento per matrimonio, durante il periodo di maternità  e durante il periodo di astensione dal lavoro per congedi parentali.

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Organizzazione aziendale non puಠessere imposta dai giudici

La Corte di Cassazione con la sentenza n.17093 dell’8 agosto 2011 ha annullato la decisione della Corte d’Appello, chiedendo ai giudici di secondo grado di esprimersi nuovamente sul caso in esame in quanto la motivazione posta a sostegno della decisione risulta superficiale e illogica.

La Corte d’Appello, in particolare, con la sentenza in esame aveva chiesto il reintegro sul posto di lavoro del lavoratore licenziato per aver fatto delle avances nei confronti di un’inquilina dello stabile in cui stava svolgendo la sua prestazione lavorativa, dopo che le accuse mosse nei confronti del lavoratore erano state ridimensionate dalla testimonianza della stessa donna.

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Licenziamento per inidoneità  fisica del lavoratore

In caso di sopravvenuta inidoneità  fisica del lavoratore allo svolgimento dell’impiego il datore di lavoro puಠprocedere al licenziamento per giustificato motivo, purchèriesca a provare l’impossibilità  di porre in essere delle azioni in grado di evitare il licenziamento stesso.

A ribadirlo èstata la Corte di Cassazione con la sentenza n. 16195 del 25 luglio 2011, con la quale ha sottolineato che in caso di inidoneità  fisica all’impiego trova applicazione la regola generale in forza della quale grava sul datore di lavoro l’onere di provare la sussistenza dei motivi che hanno portato al licenziamento del dipendente.

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Divieto di licenziamento per matrimonio

La legge tutela le lavoratrici non solo in caso di gravidanza ma anche in caso di matrimonio. Come già  previsto per le lavoratrici in gravidanza, infatti, anche per le lavoratrici prossime al matrimonio la legge impedisce al datore di lavoro di disporre il licenziamento, in quest’ultimo caso in particolare nel periodo che intercorre tra la richiesta delle pubblicazioni e il giorno del matrimonio.

In caso di licenziamenti effettuati durante questo periodo, infatti, grava sul datore di lavoro l’onere di provare che il licenziamento non ha nulla a che vedere con le nozze, in quanto deriva da una colpa grave della lavoratrice e che costituisce giusta causa di licenziamento, oppure dalla cessazione dell’attività  dell’azienda di cui la lavoratrice èdipendente, dal termine della prestazione per la quale la lavoratrice era stata assunta oppure dalla naturale scadenza del contratto di lavoro.

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Licenziamento per soppressione posto di lavoro

In caso di licenziamento per soppressione del posto di lavoro a cui èadibito il dipendente ricade sul datore di lavoro l’onere di provare l’impossibilità  di adibire il lavoratore ad altra mansione equivalente o inferiore, altrimenti ricorre un’ipotesi di licenziamento illegittimo.

A stabilirlo èstata la Corte di Cassazione con la sentenza n.14517 del 1° luglio 2011, con la quale ha accolto il ricorso presentato da un lavoratore adibito a mansioni amministrative e licenziato dall’azienda per riduzione del personale e soppressione del posto, respingendo al contempo le sentenze emesse dal Tribunale e dalla Corte d’Appello.

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Licenziamento e investigatore privato

La Corte di Cassazione con la sentenza n. 12489 dell’8 giugno 2011 ha respinto il ricorso presentato da un lavoratore licenziato dopo che il suo datore di lavoro ha accertato alcune violazioni a suo carico assumendo un investigatore privato.

La Suprema Corte ha dunque confermato le due precedenti sentenze rispettivamente pronunciate dalla Corte territoriale di Roma e dalla Corte d’Appello e che, allo stesso modo, hanno definito illegittime le pretese del lavoratore e giustificata la decisione del datore di lavoro di procedere al licenziamento.

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Lettera di dimissioni con preavviso concordato

In caso di dimissioni il lavoratore ètenuto a fornire al proprio datore di lavoro un periodo di preavviso, o in alternativa a corrispondere un’indennità  di mancato preavviso.

Per quanto riguarda la durata del periodo di preavviso, nel caso in cui questa non venga esplicitamente stabilita dal contratto di lavoro, occorre far riferimento a quanto stabilito a riguardo dal Contratto Collettivo Nazionale di riferimento. In alternativa le parti possono decidere di comune accordo la durata del periodo di preavviso. Di seguito un esempio di lettera di dimissioni con preavviso concordato.

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Licenziamento colf e badante

Come avviene per tutti gli altri tipi di rapporti di lavoro, anche il rapporto di lavoro domestico puಠessere risolto da ciascuna delle due due parti in qualunque momento fornendo perಠun periodo di preavviso che varia a seconda dell’anzianità  di servizio presso lo stesso datore di lavoro.

Il preavviso, in particolare, deve essere pari a 15 giorni per anzianità  fino a cinque anni e a 30 giorni nel caso in cui l’anzianità  supera i cinque anni. I suddetti termini, tuttavia, possono essere ridotti o aumentati di comune accordo tra le parti oppure dimezzati in caso di dimissioni volontarie del lavoratore domestico.

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Trasferimento d’azienda e licenziamento

L’art.2112 del Codice Civile stabilisce che in caso di cessione dell’intera azienda o di cessione di un suo singolo ramo, i rapporti di lavoro vengono trasferiti al datore di lavoro acquirente. In questo modo, dunque, il lavoratore nel caso in cui dovesse verificarsi una delle due fattispecie sopra indicate non puಠessere licenziato, nèsubire un taglio sulla retribuzione.

La legge precisa che il ramo d’azienda deve essere già  esistente, in altre parole non deve essere creato appositamente per la cessione, che deve conservare la propria identità  dopo il trasferimento e che in tal caso deve essere seguita una determinata procedura sindacale.

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