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Possibile modifica art. 18 Statuto dei lavoratori e reddito minimo

Oltre alla numerose novità  contenute nella riforma Monti Salva Italia, il governo ha in programma una riforma del lavoro che, in base alle prime indiscrezioni, avrebbe ad oggetto una modifica dell’art.18 dello Statuto dei lavoratori, da sempre difeso dai sindacati.

La stessa riforma dovrebbe inoltre trovare il modo per accogliere i ripetuti richiami dell’Unione europea in merito alla mancanza di ammortizzatori sociali in Italia.

DIVIETO DI LICENZIAMENTO PER MATRIMONIO

Per quanto riguarda l’art. 18 dello Statuto dei lavoratori, in particolare, al momento la norma prevede la possibilità  per le aziende di licenziare solo in presenza di giusta causa, ossia di un grave inadempimento contrattuale da parte del lavoratore, o per giustificato motivo, ovvero una crisi aziendale o altra motivazione riguardante cambiamenti in merito alla struttura aziendale e che obbligano di fatto al licenziamento del dipendente. Fuori da questi casi, dunque, il lavoratore puಠimpugnare il licenziamento e ottenere la reintegrazione nel posto di lavoro o, se preferisce, un’indennità . Per le aziende con meno di quindici dipendenti èinvece previsto solo il pagamento di un’indennità .

AGEVOLAZIONI CONTRIBUTIVE CONTRATTO DI INSERIMENTO

L’attuale formulazione della norma, come ha spiegato il giuslavorista Pietro Ichino, consente alle aziende di licenziare solo in procinto di un fallimento, mentre al contrario si dovrebbe prevedere la possibilità  di licenziare un dipendente ancor prima di entrare in una situazione di crisi, quando si èancora in tempo per evitare il fallimento.

Le ipotesi di modifica, stando alle prime indiscrezioni, consisterebbero o in un ampliamento del concetto di giusta causa oppure nell’introduzione di alcune deroghe all’obbligo di reintegro o di pagamento dell’indennità .

Per quanto riguarda gli ammortizzatori sociali, si parla invece dell’introduzione di un reddito minimo garantito per i giovani o i disoccupati che fanno fatica a trovare una nuova occupazione, consistente in un assegno compreso tra 500 e 1.000 euro.

Si parla anche della possibilità  che il governo includa nella riforma del lavoro un superamento dell’attuale schema, in forza del quale viene attribuito un maggior peso alla contrattazione nazionale rispetto a quella aziendale, in particolare si parla della possibilità  di ridurre la parte di retribuzione legata ai contratti nazionali.