
A partire dal 15 febbraio, infatti, per poter insegnare bisognerà avere delle specifiche competenze acquisite mediante percorsi formativi che variano a seconda del livello di istruzione.

A partire dal 15 febbraio, infatti, per poter insegnare bisognerà avere delle specifiche competenze acquisite mediante percorsi formativi che variano a seconda del livello di istruzione.

Non si tratta di una categoria dalle dimensioni modeste: in Italia gli interessati sono circa 550.000, ossia quasi l’uno percento della popolazione residente.
In realtà , il numero chiuso, ottenuto con test d’ingresso molto selettivi, subisce anche periodiche contestazioni, essendo spesso visto come forma di elitarietà della formazione universitaria.

D’altronde, il numero degli operatori in Italia sta diminuendo anno dopo anno e si avverte un enorme bisogno di nuove leve; non a caso, gli infermieri provenienti dall’Est o dal Sudamerica vedono l’Italia come un eldorado.



Per la prima volta, il procedimento ècompletamente informatizzato: il candidato dovrà registrarsi al sito istituzionale e quindi inviare la propria domanda, correlata di fotografia in formato digitale. Sul medesimo sito sarà possibile verificare lo stato di avanzamento della propria istanza e gli eventuali aggiornamenti di proprio interesse.

Per coloro che invece scelgono di rimanere nello Stivale, la strada èdavvero in salita. L’ultimo esempio èdato dal programma “Futuro in ricercaâ€, bandito dal Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca.
Negli ultimi tempi èstata messa in campo la consueta messe di progetti di riforma, alcuni dei quali già approvati e in corso di applicazione; ma la luce in fondo al tunnel appare ancora molto lontana.


La lettura dell’inchiesta èassolutamente consigliata per chi sta valutando se partecipare ad uno di questi corsi: sono infatti contenute molte interviste a docenti e rappresentanti dell’imprenditoria, con numerose indicazioni e consigli molto preziosi per i giovani neo-laureati.

Il ministro della Pubblica Istruzione, infatti, èormai vicino a mettere a punto le linee-guida definitive di una riforma da lei già accennata altre volte in passato e riferita alle modalità di accesso alla carriera di insegnante scolastico.

I motivi dello scarso appeal degli atenei italiani sono diversi.
Le richieste di neo-dottori vanno dall’8% al 12% nelle regioni centrali e settentrionali del Paese, ma calano al solo 5,5% nel sud Italia, dove una preparazione cosଠelevata non èrichiesta.
Che il fatto sia vantaggioso per gli studenti non desta dubbi ( anche se a settembre si inizia prima, una settimana di relax a febbraio non potrà che far piacere a tutti coloro che a metà anno già sognano il mare…), del resto non èun caso che gli inglesi(che per quanto riguarda la scuola non sono gli ultimi arrivati) adottino questo sistema già da anni e non solo per questioni climatiche.