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I ricercatori perdono ogni speranza

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Fare ricerca in Italia èsempre stato molto difficile, a causa dei pochissimi fondi a disposizione e del nepotismo imperante. Non a caso, moltissime menti brillanti di casa nostra emigrano altrove (Regno Unito, Stati Uniti, Germania, Olanda …) dove al contrario sono accolti col tappeto rosso.

Per coloro che invece scelgono di rimanere nello Stivale, la strada èdavvero in salita. L’ultimo esempio èdato dal programma “Futuro in ricerca”, bandito dal Ministero dell’Istruzione, Università  e Ricerca.


Lo scopo era di incoraggiare i giovani aspiranti a presentare i propri progetti di ricerca, che sarebbero stati finanziati in questo modo: lo Stato avrebbe coperto totalmente le spese dei progetti presentati da giovani fino a trentadue anni di età , mentre dai trentatrè ai trentanove anni la spesa sarebbe stata coperta dal Ministero fino al 70%, mentre il resto andava finanziato dall’università  interessata (ma non con denaro liquido bensଠcon giorni/uomo).


Sennonchè, il M.I.U.R. ha stanziato un totale di cinquanta milioni di euro, davvero scarsa rispetto alle aspettative. Sono state presentate 3.792 domande da parte di circa diecimila aspiranti ricercatori: facendo qualche conto, èmerso che i fondi stanziati sarebbero sufficienti per coprire le spese solo di sessantaquattro fra loro, pari all’1,6% del totale.

Il programma pare caduto nel caos: la graduatoria dei progetti accolti avrebbe dovuto essere resa nota il 26 agosto, ma la pubblicazione èstata rinviata sine die.

Ma la colpa non va attribuita alla difficoltà  di pescare i progetti pi๠meritevoli nella massa di quelli presentati, bensଠal fatto che la procedura per la nomina della commissione valutatrice èstata avviata addirittura a metà  settembre: si prevede che prima della fine del 2010 non si arriverà  da nessuna parte, e per allora chissà  quanti ricercatori saranno già  fuggiti all’estero.