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Cartelle mute, doccia fredda per i contribuenti

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La Corte Costituzionale, a dispetto di molte previsioni, ha rigettato l’istanza riguardante le cosiddette “cartelle mute”, gelando le speranze di migliaia di contribuenti italiani che già  intravedevano spalancarsi le porte di un risarcimento da parte dello Stato.

Facciamo un passo indietro: lo Statuto dei diritti del contribuente (Legge 212/2000) ha stabilito che gli atti emessi dai vari organi dell’Amministrazione Finanziaria devono indicare il nome del funzionario responsabile del procedimento; questo a garanzia del cittadino, che in caso di bisogno di chiarimenti deve essere messo al corrente della persona a cui rivolgersi.


Sennonchè, la grande maggioranza delle cartelle di pagamento emesse negli anni passati difettavano di questa indicazione: un numero crescente di cittadini le ha quindi impugnate, ottenendone l’annullamento per vizio di forma.

La voce si èsparsa rapidamente fra i contribuenti, e il rischio concreto che si prospettava era quello di un effetto a catena ai danni delle casse dello Stato.

Cosà¬, il Governo Prodi èintervenuto sul tema con il decreto Milleproroghe dello scorso anno, stabilendo che l’assenza dell’indicazione del responsabile determina la nullità  delle cartelle di pagamento ma solo a partire da quelle emesse dal primo giugno 2008 in poi: quelle emesse in precedenza erano fatte salve.

Questa norma ha creato molti dubbi di costituzionalità , poichè si stabiliva a posteriori la sanatoria di un vizio su cartelle già  emesse e su cui valeva lo Statuto del contribuente.


Ma con la sentenza n. 58/2009, la Consulta ha spazzato via i dubbi: lo Statuto non prevedeva espressamente la nullità  delle cartelle mute, perciಠl’intervento del Governo èda giudicarsi legittimo.

Percià², i contribuenti che hanno pagato negli anni passati e che speravano in un rimborso dovranno metterci una pietra sopra.