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Le esportazioni in Cina non conoscono crisi

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La crisi globale per definizione, non ha risparmiato nessun angolo del pianeta.

Esiste perಠuna differenza abissale fra i Paesi in cui già  l’economia ristagnava, come l’Italia, e quelli in cui era in corso un autentico boom economico, che attualmente èsoltanto un po’ rallentato. E la Cina, come tutti sanno, èl’archetipo di questa seconda categoria.


Lo sanno bene anche i produttori dei marchi “made in Italy”, da cui i consumatori cinesi, la cui capacità  di spesa si èmoltiplicata in pochi anni, sono particolarmente attratti. Il discorso, peraltro, non èmolto dissimile nemmeno nelle altre “tigri asiatiche”, sia pure in proporzioni minori.

E non ci riferiamo tanto alle marche commerciali quanto ai brand di lusso, che un numero continuamente crescente di cinesi puಠoggi permettersi.


Si stima che per il 2009 il Pil cinese salirà  dell’otto percento rispetto al 2008 – percentuale inimmaginabile nel debilitato Occidente – e che le importazioni nel settore del retailing (il commercio al dettaglio) sfiorino addirittura il +15%.

Ma le proiezioni sul futuro sono molto, molto superiori. Facile infatti comprendere che il grosso dei ricchi cinesi deve ancora venire ad esistere. In un paese con un miliardo e trecento milioni di abitanti, i benestanti sono oggi una fetta ampiamente minoritaria, ma crescono giorno dopo giorno.

Già  oggi, d’altronde, si calcola che in valore assoluto i milionari residenti in Cina siano pi๠numerosi dei “colleghi” britannici.
Il mercato dell’ex Celeste Impero, dunque, presenta prospettive persino vertiginose per i nostri esportatori. E sempre pi๠ditte italiane si affidano ad esperti locali di marketing per conoscere meglio il cliente cinese, le sue abitudini, i suoi gusti, i suoi desideri, il suo potere d’acquisto.