Cambiamento climatico e costi dell’energia influiscono sul sistema della delocalizzazione industriale

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Secondo un articolo del Financial Times apparso ieri, le grandi industrie manifatturiere, spinte dalla crisi finanziaria, dalla recessione economica e dai cambiamenti ambientali e climatici, stanno prendendo in grande considerazione un cambiamento radicale nei sistemi di approvvigionamento dei prodotti e di localizzazione della produzione.
Fino a pochi anni fa negli Stati Uniti per esempio, il Messico, che pur rappresentava grandi vantaggi a livello di costo del lavoro e di risparmio per le ditte manifatturiere, non era per niente in grado di competere con la Cina riguardo ai costi.

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Crollo del commercio internazionale

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L’ISTAT ha diffuso dati drammatici sull’andamento dei traffici di merci da e verso l’Italia rispetto alle nazioni extracomunitarie.

I valori registrati nel mese di maggio 2009, infatti, segnalano una caduta verticale generalizzata tanto per le importazioni quanto per le esportazioni rispetto ad appena un anno prima.

Se l’export, infatti, ècaduto del 19,7% rispetto ai valori del maggio 2008, l’import èaddirittura precipitato del 33,2%.

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L’ENAC segnala la crisi del comparto aereo

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L’Ente Nazionale per l’Aviazione Civile, nel suo rapporto annuale sullo “stato di salute” del settore aeronautico, mette in evidenza le gravi difficoltà  in cui anche questo comparto si dibatte di questi tempi.

Dal 2002 in poi, infatti, il traffico aereo di passeggeri e merci ha registrato un costante aumento, almeno fino al 2007. Il 2008, invece, ha segnato per la prima volta dopo anni dei decrementi: -1,8% nel traffico passeggeri e -9,9% nel traffico merci.

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Il debito pubblico sale, le entrate tributarie scendono

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Il Bollettino delle statistiche macroeconomiche dalla Banca d’Italia segnala nuovi e preoccupanti dati sullo stato di saluto dell’economia pubblica.

Innanzitutto, infatti, si nota la crescita in valore assoluto del debito pubblico: a marzo 2009 si ètoccata la quota di 1.741.275.000.000 euro, pari a ben trentaquattro miliardi in pi๠rispetto soltanto al mese precedente.

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Da Unioncamere un’iniezione di fiducia

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Nei giorni scorsi èstato presentato il consueto rapporto annuale di Unioncamere, che raccoglie i dati rilevati dalle oltre cento Camere di Commercio sparpagliate nel territorio italiano.
Nel rapporto si traggono, in questa fase di crisi, alcune indicazioni positive e apprezzabili.

Nonostante infatti la regressione dei livelli del Prodotto Interno Lordo, infatti, le imprese italiane stanno in questi mesi affrontando una fase di razionalizzazione, di taglio delle inefficienze e di riposizionamento sui mercati (armi difensive contro la crisi) che potranno costituire pi๠avanti, al momento della ripresa, potenti armi offensive per competere lungo i mercati internazionali.

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PIL e disoccupazione, anche il 2010 sarà  durissimo

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La Commissione Europea ha diffuso pochi giorni fa la sua periodica relazione sulle previsioni dell’andamento dell’economia comunitaria e dei singoli Stati.

Gli scenari prefigurati per l’Italia, tanto per cambiare, sono pessimi. Via via che il 2009 prosegue, si consolidano le previsioni sulla caduta del Prodotto Interno Lordo, la pi๠drammatica da molti decenni a questa parte: secondo la relazione, il 2009 si chiuderà  con un -4,4% su base annua rispetto ad un 2008 che a sua volta era stato tutt’altro che esaltante.

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PIL in caduta libera

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Sempre peggiori le previsioni sullo stato dell’economia italiana. L’aggiornamento delle risultanze del Centro Studi di Confindustria rivede al ribasso le stime già  nere elaborate appena pochi mesi fa, nel dicembre scorso.

I dati pi๠negativi riguardano il Prodotto Industriale Lordo, il cui valore su base annua dovrebbe essere pari a -3,5% rispetto al già  malconcio 2008.

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