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La fattura dalla A alla Z (dodicesima parte)

Per chiudere la nostra inchiesta sulla fatturazione, non rimane che esaminare la posizione di coloro cui la legge consente l’esonero dalla stessa. Sono, infatti, milioni gli imprenditori che eseguono quotidianamente operazioni rilevanti ai fini IVA senza fatturare: sono i supermercati, i commercianti al minuto, gli albergatori, i tassisti, i benzinai, i parrucchieri ecc.

Redigere una fattura èun’operazione laboriosa, e per queste figure, che effettuano magari centinaia di transazioni ogni giorno, sarebbe troppo complesso fatturarle tutte.

Ad alcuni di loro la legge consente perciಠdi non emettere proprio niente: si pensi agli edicolanti.
Altri, invece, possono scegliere di emettere ricevute o scontrini fiscali, che sono una sorta di “fattura semplificata”;


in essi èriportato lo stesso contenuto minimo abbondantemente descritto (nello scontrino devono perಠapparire alcune indicazioni in pià¹, come il numero di matricola del registratore di cassa), ma trascurando le indicazioni su base imponibile, aliquota e imposta: èindicato solamente il totale dell’operazione, in cui l’IVA èincorporata e non evidenziata.

Manca, inoltre, ogni riferimento ai dati anagrafici del cessionario: èper questo motivo che il barista non ci chiede mai il nome prima di emettere lo scontrino.
Si parla comunque di esoneri concessi dalla legge, e non di obblighi: a nessun pizzaiolo èvietato emettere fatture, se lo desiderasse fare.


Se perಠèil cliente a richiedere la fattura, il cedente èobbligato ad emetterla. Se il cessionario èun titolare di partita IVA, in particolare, costui deve richiedere per forza la fattura per gli acquisti inerenti la sua attività , o non potrebbe detrarre l’IVA sull’operazione.

Oltretutto, un anonimo scontrino o ricevuta sono inutilizzabili anche ai fini IRPEF, poichè non ci consentono di provare che siamo stati proprio noi ad acquistare quel bene o a fruire di quel servizio.