
Da quest’analisi, infatti, èpossibile trarre varie considerazioni da cui gli addetti ai lavori nel settore turistico del Belpaese possono prendere ispirazione.

Da quest’analisi, infatti, èpossibile trarre varie considerazioni da cui gli addetti ai lavori nel settore turistico del Belpaese possono prendere ispirazione.

A sostegno di questi discorsi e a sfatare il dubbio che si tratti di semplici chiacchiere da bar intervengono alcune statistiche di cui ha dato recentemente conto il quotidiano “La Repubblicaâ€.

A ciascuno Stato viene attribuito un punteggio (il massimo è100) in cinque settori differenti, per poi tirare le somme in una media ponderata.


Il ministero degli Esteri ha avviato una campagna intitolata “Italia in Turchia 2010†(che èconseguente ad iniziative analoghe portate avanti negli anni passati), costituita da ben centoventi eventi da tenersi in ogni angolo della nazione anatolica nel corso dell’anno: fiere, convegni, pubblicità eccetera.

Grazie a questo sorpasso, sia pur risicato, l’Italia diventa la sesta nazione al mondo in questa specialissima classifica, dopo Stati Uniti, Cina, Giappone, Germania e Francia.

La classifica èstremamente complessa e si basa su una valutazione di decine e decine di diversi fattori in grado di influire sulla capacità di un’impresa di agire con efficienza sul mercato. Non tutti i fattori, naturalmente, hanno la medesima importanza, e infatti ad ognuno èstato attribuito un peso differente.


àˆ stato infatti stabilito che le etichette di tutti gli oli vegetali commercializzati nel territorio europeo dovranno recare precise indicazioni sul luogo di produzione della materia prima. Il discorso riguarda principalmente proprio le olive, di cui l’Italia èil secondo produttore europeo dopo la Spagna.

D’altronde nei summit semestrali fra capi di Stato e di governo, l’argomento principale delle discussioni che spesso paralizzano i lavori sono proprio quelle dirette ad ottenere di pi๠o versare di meno.

Quanto risulta dai numeri èche gli italiani incassano ogni anno stipendi pi๠bassi di molte nazioni Ocse. Il salario netto annuale in Italia èpari 21374$ collocandosi al 23esimo posto nella classifica dei 30 paesi membri.

I nuovi dati diffusi dalla Commissione Europea e riferiti all’anno 2009, non lasciano in effetti presagire niente di buono.
Si calcola che da gennaio a dicembre dell’anno in corso avranno perso il posto circa tre milioni e mezzo di lavoratori europei: circa l’1,6% della forza-lavoro complessiva. Di essi, la maggior parte saranno i precari cui non sarಠconfermato il contratto alla scadenza, ma ci sarà spazio anche per molti licenziamenti individuali e di massa, soprattutto nei settori dell’automobile, dei servizi finanziari, dei trasporti e dell’industria meccanica.

L’ultima ad aver preso la parola èstata la Commissione Europea, che ha aggiornato le stime sul 2009, purtroppo ulteriormente al ribasso. La crescita del PIL a livello comunitario èstata nel 2008 di appena l’1%, mentre le previsioni per il 2009 parlano di una decrescita pari all’1,8%.

Come ha detto giustamente il presidente di Confindustria (e presidente di tante altre cose) Luca Cordero Di Montezemolo, in Italia ci si preoccupa solamente quando ormai e troppo tardi per correre ai ripari.
Il dato e’ stato comunicato da Unioncamere. Il peso crescente degli investimenti esteri in Italia proviene da 5 paesi: Paesi Bassi, Francia, Spagna, Regno Unito e Usa.
Se si ordinano le imprese per settore di attività economica, quelle a controllo estero si posizionano soprattutto (50%) nei settori commerciali e meno in quelli industriali, con alcune eccezioni come nella chimica–farmaceutica (14%).