Da notare èl’andamento del dollaro che nell’ultimo periodo si èreso protagonista dell’andamento dell’intera economia americana. Arrivando a toccare l’1,5 dollari per comprare un euro, si sono viste in America forti esportazioni che hanno ovviamente aiutato la crescita dell’industria con una relativa capitalizzazione.
Il dollaro debole, e non l’euro forte, ha impedito gran parte dell’esportazione dal Vecchio Continente verso tutti quei paesi che lavorano in dollari (mezzo mondo per intenderci). Il bilancio del primo trimestre americano èdi fatto cresciuto del 13%, un dato che non necessita nessun tipo di commento. In questo momento il dollaro ha subito un rallentamento posizionandosi nell’intorno di 1,20 nei confronti dell’euro, ma per molti analisti questo traguardo èsolamente una fase di assestamento prima di ritornare ai livelli dell’ultima estate.
Questa inversione di tendenza èdovuta alle speculazione delle banche che comprano titoli in dollari al fine di svalutare la propria moneta, una situazione che fa gola a tutta l’America in grado di stabilizzare l’economia americana e limitare i danni della crisi.
Il dollaro a questi livelli attrarrebbe anche molti investimenti aumentando di fatto anche l’occupazione che risulta essere ai minimi storici. Le armi che adotterà anche il neo presidente Obama saranno gli stessi adottati da Bush negli ultimi mesi ovvero incentivi fiscali alle famiglie subito sfruttati per riprendere i consumi e flessibilità aziendale.
Staremo a vedere come evolverà la situazione in Italia a seguito anche del varo del decreto legge anticrisi promosso dal governo Berlusconi.