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Tax Freedom Day il 23 giugno 2010

Nel nostro Paese èancora poco noto, ma negli Stati Uniti (dove l’espressione èstata coniata) èben conosciuto e oggetto di discussione tanto al Congresso quanto nelle conversazioni private dei cittadini.

Parliamo del Tax Freedom Day, che potremmo tradurre come il “giorno della libertà  dal Fisco”. Si parte dal presupposto fittizio che il reddito ottenuto nell’anno lavorando dal primo gennaio in poi èdestinato a pagare le imposte, proprio fino al giorno considerato; dopodichè, e fino al 31 dicembre, il reddito che frutterà  in seguito rimarrà  nelle tasche dei contribuenti, giacchè tutte le pendenze con l’Erario si ritengono saldate.


Si tratta chiaramente di una finzione, e che oltretutto media fra contribuenti del tutto diversi fra loro quanto a reddito; perಠèun’espressione certamente efficace e che vanta il pregio dell’intuitività .
Di conseguenza, quanto pi๠il Tax Freedom Day si sposta in avanti lungo il calendario, tanto pi๠saranno aumentate le tasse nell’ultimo anno.
In Italia, purtroppo, esso negli anni ha teso a spostarsi sempre pi๠in avanti: se vent’anni fa (1990) lo si individuava nel 7 giugno, nel 2000 era già  arrivato addirittura al 23 giugno; crisi, rigore nei conti pubblici e percorso di avvicinamento all’euro avevano infatti incrementato la pressione fiscale a dismisura.


Negli anni successivi, il dato aveva registrato qualche passo indietro, seppure non scostandosi di molto, ma dopo altri dieci anni questo piccolo recupero èstato totalmente assorbito. Per il 2010, infatti, si stima che il Tax Freedom Day sia ritornato al 23 giugno (l’anno scorso era il 22), bissando dunque il record del 2000.
In realtà  non vi sono stati formalmente significativi aumenti dei tributi nell’ultimo anno; pesa parecchio, perà², il mancato adeguamento da molti anni dell’ammontare di deduzioni e detrazioni.