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I sindacati puntano ai piccoli professionisti

In questo periodo, i grandi sindacati confederali stanno studiando il modo in cui avvicinare un nuovo e vastissimo “mercato”: quella dei lavoratori autonomi di piccole dimensioni. Sono infatti ormai milioni, in Italia, coloro che hanno aperto partita IVA non per autentica convinzione bensଠspinti dalla necessità .

Le aziende e gli stessi grandi studi professionali hanno compreso da tempo che pagare un professionista èmolto pi๠conveniente rispetto all’assunzione di un dipendente: contributi previdenziali modestissimi (2% o 4% sull’onorario, secondo i casi) e nessun problema a dismettere il lavoratore quando viene il momento di tagliare i costi.


Nè i tradizionali privilegi dell’autonomo vengono salvaguardati: orari rigidi, niente diritti alle ferie o alla malattia, compensi ridotti all’osso. Insomma, nessuna vera autonomia per questi lavoratori autonomi, anche se puಠsembrare una contraddizione in termini.

In verità , i confederali già  da qualche anno stanno provando ad approcciare i piccoli professionisti, ma senza troppo successo. Ora, perà², pare venuto il momento di rilanciare in grande stile questa tattica di conquista verso migliaia di potenziali nuovi iscritti.

La CGIL ha inaugurato la Consulta dei professionisti, una sorta di canale di comunicazione col mondo dei piccoli autonomi per ascoltarne i problemi e trovare le soluzioni. Le idee pi๠gettonate sono una riduzione delle imposte e un’estensione a loro favore degli ammortizzatori sociali.


La CISL ha invece accorpato al suo interno diverse associazioni minori e costituito al loro posto un unico organo di rappresentanza, la FELSA. Si studiano proposte legislative per attribuire ai piccoli autonomi le medesime tutele previdenziali previste per i lavoratori a progetto.

Quanto alla UIL, la direttrice della sua azione èaprire una rete di sportelli consultivi a favore dei giovani laureati o neoprofessionisti, per aiutarli a trovare gli sbocchi lavorativi migliori secondo le rispettive attitudini.