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Nel Made in Italy prevale la delocalizzazione

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Quella del Made in Italy èsempre di pi๠per il Belpaese una etichetta svuotata del suo significato. A bene guardare dove vengono realizzate le produzioni e le vendite dei principali gruppi manifatturieri italiani, si scopre infatti che la produzione nel 67 per cento dei casi viene realizzata all’estero e che anche le vendite sono fatte al di fuori dei confini nazionali. 

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Sono questi i risultati del tradizionale studio compiuto da Mediobanca, la principale banca di affari italiana, sulla produzione industriale italiana e sul cosiddetto Made in Italy, che oggi sempre di pi๠viene prodotto e confezionato da aziende che hanno delocalizzato i loro stabilimenti all’estero.

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Degli oltre duemila gruppi italiani di tipo multinazionale, infatti, pi๠del 60 per cento condivide questa situazione della produzione fatta all’estero e venduta su mercati esteri e realizza in Italia solo il 9 per cento delle vendite. Non c’èda stupirsi quindi se tale situazione ha delle inevitabili conseguenze anche sull’occupazione nel nostro paese. Dal 2008 al 2013 le percentuali occupazionali parlano di un 5 per cento in meno, soprattutto tra i profili di operai.

Questi ultimi sono maggiormente impiegati nelle piccole e medie imprese piuttosto che nelle grandi multinazionali. Per non parlare delle aziende legate all’Italia che hanno assunto perಠun controllo estero. Qui i tagli si sono fatti maggiormente sentire, come anche la mancanza di finanziamenti da parte delle banche. La morsa del credito ha infatti colpito in maniera particolare il settore industriale e manifatturiero.