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Sopravvenienze: le insussistenze

L’ultimo caso di rilievo èquello di un sottogenere di sopravvenienze: le insussistenze. Si parla di insussistenza quando si scopre che un elemento presente in contabilità  nella realtà  non esiste o ha un valore minore.

Per esempio, il contante nella cassa di un supermercato ha un valore diverso da quello contabilizzato, magari generato da tanti piccoli arrotondamenti: la differenza, se negativa per la società , èun’insussistenza passiva (se èpositiva, si parla pi๠genericamente di sopravvenienza attiva).

Ma il caso pi๠importante di insussistenza si ha quando si scopre che c’ stato un furto, di denaro o di altri beni dell’impresa.


Dal punto di vista contabile, la rilevazione di una sopravvenienza non genera grossi problemi: alla data in cui essa emerge, la si registra in partita doppia e la questione si chiude là¬.
Ben diverso, e problematico, èinvece l’aspetto fiscale. Salvo alcune eccezioni rarissime, le sopravvenienze attive sono sempre imponibili: il principio èquello per cui se una quota di reddito era sfuggita alla tassazione a suo tempo, verrà  tassata oggi che se ne èvenuti a conoscenza.

Ma il discorso non fila altrettanto liscio per le sopravvenienze passive: esse si possono dedurre dal reddito solo quando si scopre l’inesistenza di un provento già  tassato in un esercizio precedente o si ha un’insussistenza nell’attivo.


In tutti gli altri casi, esse sono indeducibili: questo per evitare che il contribuente possa giocare con costi che scompaiono e riappaiono da un anno all’altro a seconda delle esigenze.
àˆ per questo che in sede di redazione del bilancio occorre essere molto attenti e sforzarsi di individuare tutti i costi di competenza. Se ci si ricorda troppo tardi di una fattura in arrivo, contabilmente si rileverà  una sopravvenienza passiva ma fiscalmente il costo sarà  irrimediabilmente indeducibile.