Home » Pressione fiscale PMI italiane pari al 44%

Pressione fiscale PMI italiane pari al 44%

Lo spiega bene uno studio dell’Osservatorio bilanci del Consiglio Nazionale dei Commercialisti condotto insieme al dipartimento di economia dell’Università Â di Genova: la pressione fiscale che grava sulle PMI italiane èdel 44% in media. 

Il peso delle tasse sulle imprese èandato dal 41 al 51 per cento nel corso di 5 anni. O meglio: 40-51 per cento èstato il range nel quale si èsistemato il valore del corporate tax rate mediano tra il 2009 e il 2013. Bisogna poi sottolineare che il picco maggiore èstato registrato nel 2011 quando si èsfiorato il 53% mentre il 2012 èstato l’anno pi๠basso con il 38,7%.

Il commento ai dati

Il consigliere nazionale dei Commercialisti, Raffaele Marcello, ha commentato i risultati dello studio:

«La tassazione mediana cosଠindividuata ci restituisce il quadro di un sistema imprenditoriale nazionale gravato da un carico fiscale davvero abnorme. àˆ ormai a tutti chiaro che il rafforzamento della ripresa in atto deve necessariamente passare da un alleggerimento consistente proprio del tax rate. Il super ammortamento messo in Stabilità  dall’Esecutivo va nella giusta direzione, anche se sarebbe auspicabile una sua estensione anche agli immobili. Cosଠcome, ovviamente, èpositivo il taglio dell’IRES, che ci auguriamo possa scattare già  dal 2016».

La soluzione proposta

Il consigliere nazionale delegato alla fiscalità , Luigi Mandolesi ha un soluzione:

«Pensiamo all’incremento della percentuale di deducibilità  degli interessi passivi, oggi limitata ad una misura pari al 30% del risultato operativo lordo. Il lungo periodo di crisi economico-finanziaria che abbiamo vissuto ha comportato crescenti tassi di indebitamento delle imprese a cui si sono accompagnati risultati operativi lordi via via decrescenti. Tale combinazione ha ridotto oltremodo la misura degli interessi passivi deducibili nel singolo periodo d’imposta. L’incremento della percentuale di deducibilità , oltre ad accelerare il recupero fiscale delle eccedenze di interessi passivi maturate negli anni scorsi, potrebbe dunque fungere anche da volano per l’incremento degli investimenti futuri da parte delle imprese, con positivi effetti anche sulla ripresa del ciclo economico».