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Lavoro nero Italia

Da un’indagine effettuata di ISFOL (Istituto per la Formazione dei Lavoratori) risulta che il 64% delle donne in Italia lavora senza un contratto.
E’ quanto emerge da un convegno sulle pari opportunità  organizzato dal Ministerro del Lavoro.

Secondo l’indagine, i casi di lavoro nero per le lavoratrici, presenti soprattutto al Nord, superano di gran lunga quelli in cui il contratto non viene rispettato (28% dei casi).

Dalle interviste èmerso inoltre che il 44% delle donne accetta un’occupazione totalmente o parzialmente irregolare per “l’impossibilità  di trovare un lavoro regolare“.




Sempre in tema di lavoro, un’altra recente ricerca di ISFOL fa notare che in due anni la quota dei contratti a termine dei giovani, che si ètrasformata in contratto a tempo indeterminato, ècalata dal 40% al 25%.

E la stabilizzazione arriva sempre pi๠tardi: nel 1998 si raggiungeva a 36 anni, ora a 38.

Risulta inoltre che le donne sono ulteriormente penalizzate: esse rappresentato circa il 56% di coloro che hanno un contratto non standard e la percentuale che riesce a ottenere il passaggio dal precariato alla stabilità  lavorativa èinferiore a quella degli uomini, con periodi di stabilizzazione che sono lunghi di circa il doppio rispetto a quelli maschili.

Il lavoro nero rappresenta uno dei principali problemi del nostro paese, danneggia la parte sana del sistema produttivo ed èla causa maggiore di evasione fiscale e previdenziale.

Contrastare l’economia sommersa èla premessa per aumentare il livello di democrazia e cittadinanza nel nostro paese, per qualificare il sistema produttivo, rendere pi๠moderno e giusto il sistema fiscale e quindi il sistema di protezione sociale recuperando ingenti risorse e combattere l’illegalità  diffusa.

Contrastare il lavoro nero vuol dire allora concentrare gli sforzi politici ed economici verso quelle realtà  imprenditoriali e di sistema esistenti, le cui potenzialità  potrebbero sopportare oggi i costi di un ritorno alla legalità , domani – pi๠in generale e grazie a interventi mirati – permettere un consolidamento in chiave di maggiore qualità  nel prodotto e nei processi Non si puಠoggi non guardare al fenomeno del lavoro irregolare senza la consapevolezza che, in questi anni, esso sia purtroppo cresciuto, assecondando un’idea di “sopravvivenza del tessuto produttivo” basata sulla mera riduzione del costo del lavoro; in un contesto dove maggiore povertà  ed esclusione hanno favorito l’aumento di persone disponibili a lavorare in nero.

Il lavoro sommerso rappresenta tra il 15,6% e il 17,1% del Prodotto interno lordo (stima Censis) per un valore minimo di 160 miliardi di euro annui e per un’omissione di versamenti fiscali e contributivi pari a circa 70 miliardi di euro.

Tutte le imprese che impiegano lavoratori in nero rischiano la sospensione dell’attività .


La legge 123/2007 stabilisce misure cautelari in tema di salute e sicurezza sul lavoro,
introduce inoltre nuovi strumenti di contrasto al lavoro nero. Gli Ispettori del Lavoro e il personale ispettivo delle Aziende Sanitarie Locali che, durante una visita ispettiva accertano l’utilizzo di lavoratori “in nero” o una violazione della normativa sugli orari e tempi di lavoro nonchè pesanti e ripetute violazioni in materia di sicurezza e salute nell’azienda, hanno il compito di adottare il provvedimento di sospensione in base all’art. 5 .

Va precisato che il provvedimento di sospensione dei lavori ègià  previsto dall’art. 36-bis del Dl 223/06 nel settore edile, ma èrimesso solo al personale ispettivo le Ministero Lavoro.

Vediamo in sintesi i presupposti che possono dar luogo ad un provvedimento di sospensione lavori.

Un imprenditore che occupa personale non regolarmente assunto nella misura pari o superiore al 20% del totale dei dipendenti registrati, o nel caso in cui faccia ripetute violazioni della disciplina in materia di superamento dei tempi di lavoro, di riposo giornaliero o settimanale, potrà  essere un potenziale destinatario del provvedimento di sospensione attività .

Cosa succede una volta che viene adottato questo provvedimento. Verranno informate l’Arma dei Carabinieri, la Questura e il Comune ove ha sede l’unità  operativa, al fine di verificarne l’ottemperanza. Qualora il titolare dell’azienda contravvenga al dispositivo di sospensione incorrerà  nell’ipotesi di reato in base all’art. 650 c.p. (Chi non osserva un provvedimento dato da Autorità  per ragioni di giustizia o sicurezza pubblica) con l’arresto sino a tre mesi o ammenda amministrativa.