Home » Pirelli vola in romania

Pirelli vola in romania

L’ingresso della Romania e Bulgaria in Europa ha permesso notevoli semplificazioni in tutto l’apparato import-export europeo.

Il processo commerciale èiniziato già  agli inizi degli anni ’90 quando diverse aziende italiane e non hanno preferito creare una filiale di supporto dell’est.

Molte aziende si sono scontrate con la mafia locale che li ha costrette in molti casi a chiudere per ritornare a casa, altre invece sono diventate forti per combattere e iniziare a guadagnare.




Una tra le pi๠grandi e importanti aziende italiane meglio nota come PIRELLI ha preferito andare in Romania non prima dello scadere del 2005 iniziando una produzione improntata sullo steel-cord che altro non èche la cordicella in acciaio presente in tutti i pneumatici per poi intraprendere una seconda sfida che ha portato l’italianissima Pirelli a creare un secondo stabilimento sempre a Stalina con il quale dovrebbe riuscire a produrre pi๠di 4,5 milioni di euro a regime con mille dipendenti assunti.

L’amministratore delegato Francesco Gori spiega che dopo aver investito circa 210 milioni di euro, la Pirelli vuole con prepotenza inserirsi nel mercato tecnologico e commerciale dell’est europeo senza sostituire alcuno stabilimento, ma rafforzare semplicemente la produzione attiva.

Gori sostiene che il nuovo stabilimento aperto in Romania èfrutto di un progetto ambizioso e moderno che vuole portare alla produzione di gomme di altissima qualità  in grado di fronteggiare la concorrenza dei paesi di regime e di ex-regime producendo il 90% di gomme destinate alla esportazione in tutta Europa.

Oltre alla posizione strategica della Romania, spiega Gori, le carte favorevoli le giocano ancora il prezzo basso della manodopera, il basso regime fiscale e i bassi costi energetici anche se nel giro di 15 anni il costo della manodopera dovrebbe portarsi a livelli molto simili alla media europea.

Per la preparazione degli operai, Pirelli ha pensato bene di adattare 100 persone in altri stabilimenti nel resto d’Europa per imparare il lavoro i quali a loro volta insegneranno ai nuovi operai direttamente negli stabilimenti di paese.

Importante saranno anche i rapporti con le università  autoctone che porteranno nuove tecnologie da adottere nelle future produzioni, insomma un progetto studiato nei minimi dettagli.