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TFR in busta paga, cosa cambierebbe da marzo

Secondo i giornali nazionali il governo avrebbe inviato al Consiglio di Stato un decreto del Presidente del Consiglio che riguarda l’inserimento del trattamento di fine rapporto, il TFR, nella busta paga dei lavoratori. Si attende ora il parere del Consiglio di Stato prima dell’entrata in vigore del decreto.

Il decreto del Presidente del Consiglio èconsiderato alla stregua dei decreti ministeriali. Nello specifico, questa norma ècontenuta nella finanziaria 2015 ma non èstata ancora applicata. Il che vuol dire che l’entrata in vigore prevista per marzo 2015 potrebbe essere ancora garantita nonostante si temesse uno slittamento. Alcuni chiarimenti a riguardo vanno comunque fatti, spiegando come funziona il TFR in busta paga e quali problemi potrebbe comportare.

Il TFR èun trattamento di fine rapporto che èchiamato anche liquidazione o buonuscita. Si tratta di una somma di denaro che viene restituita al lavoratore dipendente quando il rapporto di lavoro, per un motivo qualsiasi finisce. L’importo del TFR che èpari al 7,41% della retribuzione annuale ed èrivalutato in base all’indice ISTAT dei prezzi al consumo. Il TFR, in base all’importo, ècorrisposto in una o pi๠rate.

Dopo otto mesi di lavoro, i lavoratori possono chiedere una tantum l’anticipo del TFR per un importo che non deve superare il 70% totale. Esiste anche un fondo di garanzia nazionale al quale si possono rivolgere i lavoratori delle imprese in stato di insolvenza o fallite.

A  partire da marzo, qualunque lavoratore dipendente del settore privato che sia assunto da almento 6 mesi potrà  chiedere che la quota maturanda del TFR diventi parte integrante della retribuzione. Il TFR in busta paga assume il nome di QUIR. Siccome il meccanismo non èstato ancora chiarito perchè descritto nel decreto del Presidente del Consiglio non ancora pubblicato, si possono fare soltanto delle ipotesi: scegliendo l’opzione QUIR, un lavoratore che guadagni 1400 euro al mese potrebbe avare in busta paga un aumento di 100 euro. La misura èsperimentale e sarà  in vigore fino al 30 giugno 2018.

Chi compila il modulo QUIR riceve il TFR in busta paga entro 1 o 3 mesi a seconda che lavori in un’azienda con pi๠o con meno di 50 dipendenti. Un modo per andare incontro alle aziende che usano queste somme accantonate dai lavoratori per chiedere prestiti alle banche convenzionate con lo Stato.

Lo svantaggio di questo sistema è che mentre il TFR aveva una tassazione vantaggiosa, una volta arrivato in busta paga sarà  tassato in maniera ordinaria e sarà  conteggiato per alcune detrazioni anche se sarà  escluso dalla concessione del bonus di 80 euro.