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Crediti e debiti in valuta estera

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Nella vita delle imprese capita spesso che le transazioni commerciali non siano liquidate immediatamente, bensଠa distanza di settimane o mesi. Se il fornitore o cliente èitaliano, o comunque èresidente in un Paese comunitario aderente all’euro, non si pongono in realtà  particolari problemi.

Pi๠complesso, semmai, èil discorso che si pone quando il credito o debito con la controparte sorge in valuta estera: sterline, dollari, rubli eccetera. In questo caso, infatti, si applicano regole ben diverse in ambito civilistico-contabile rispetto all’ambito fiscale.


Le norme congiunte del Codice Civile e i principi contabili emanati dagli organismi del settore impongono di rilevare il credito o debito alla data in cui sorge sulla base del cambio del giorno, mentre in occasione del saldo si rileverà  l’operazione sulla base del nuovo cambio. Necessariamente si verrà  a creare una differenza positiva o negativa per l’imprenditore (utile o perdita su cambi); la differenza si definisce “realizzata” perchè consegue ad un’effettiva conclusione dell’operazione.


Ma il discorso si complica quando nell’arco fra un passaggio e l’altro si chiude un esercizio e se ne apre un altro: in contabilità  occorrerà  infatti aggiornare il credito o debito sulla base del cambio al 31 dicembre, e l’utile o perdita che si determina sarà  â€œnon realizzato”, perchè incide sul reddito d’esercizio ma si tratta di una variazione puramente virtuale, non correlata a concreti movimenti di denaro (che si verificheranno solo in occasione del successivo saldo).

Dal punto di vista fiscale, perà², il discorso cambia completamente. Gli utili e perdite non realizzati, infatti, non hanno alcuna valenza: i primi non sono imponibili, le seconde non sono deducibili. Questo comporta che in dichiarazione dei redditi occorrerà  compiere le necessarie variazioni in aumento o in diminuzione della base imponibile.