
Gli incrementi più significativi si sono registrati nel settore del mais, prima coltura degli Stati Uniti (in assoluto il primo produttore agricolo del mondo): nello scorso quadriennio si è infatti rilevato un aumento dei prezzi pari al 229%.
Nel 2009 si è avuto però una generale frenata nei prezzi, in alcuni casi diminuiti, sia pure di poco. Le previsioni per il prossimo futuro sono incerte: alcuni analisti prevedono una generale stagnazione dei prezzi, altri immaginano invece che la crescita riprenda presto, anche se presumibilmente a ritmi meno impetuosi rispetto al recente passato.
Le cause dell’aumento tendenziale dei prezzi vanno ricercate in diversi fattori. Il primo fra tutti è certo la crescita inarrestabile della domanda proveniente da Cina, India e altri Paesi asiatici, accompagnata da un contemporaneo incremento del potere d’acquisto dei suoi abitanti: fenomeno, peraltro, che interesserà certo l’economia mondiale anche per i prossimi decenni.
Non vanno però tralasciati anche gli effetti dei cambiamenti climatici, dell’utilizzo di molte colture nello sviluppo dei biocarburanti e di alcune bolle speculative destinate forse a sgonfiarsi rapidamente.
In Italia, l’agricoltura ha assunto da tempo un peso ridotto nel prodotto interno lordo (ne rappresenta circa il 2%). I prezzi delle nostre produzioni, dal riso al frumento, dai pomodori alla frutta seguono sostanzialmente le stesse dinamiche descritte.
In controtendenza, però, i prezzi dei prodotti di origine animale (-7,1% per la carne suina).