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La Cina abbandona la politica del figlio unico

Se fino a qualche tempo fa si considerava la famiglia alternativa alla carriera, per la donna ma anche per l’uomo, oggi c’èuna rivisitazione di questi clichè. Da un lato ci sono le politiche per la famiglia degli stati che offrono il welfare ai cittadini, dall’altro ci sono i ripensamenti come quello cinese. Di che parliamo?

Dal 2013 la Cina aveva annunciato una modifica della misura per il contenimento delle nascite che risaliva al 1979 e che propone alle famiglie di limitare lo sviluppo demografico. In pratica si chiedeva alle coppie cinesi di fare al massimo un figlio sacrificando il desiderio di una prole numerose sull’altare del progresso. Adesso anche la Cina che per molti decenni ha fatto scuola, sta tornando sui suoi passi.

Racconta tutto Repubblica spiegando che in Cina di potranno avere due figli. La decisione presa dalle autorità  cinesi nel quinto plenum del Comitato Centrale del Partito Comunista, rivoluziona dopo 36 anni la “politica del figlio unico” adottata per tenere sotto controllo la crescita demografica del paese pi๠popoloso del mondo. Un passo avanti verso la distensione demografica cinese:

L’abolizione della legge sul figlio unico era stata prospettata già  nel 2013, nel corso del terzo Plenum del Partito Comunista. Questo sistema, secondo i gruppi umanitari, ha portato ad abusi come gli aborti forzati, imposti anche a donne in stato avanzato di gravidanza. La punizione per chi viola la legge sul figlio unico ècostituita da multe il cui ammontare viene stabilito provincia per provincia e che spesso èdi decine di migliaia di yuan, cioèastronomico per gli standard cinesi. La riforma annunciata oggi èun passo avanti nella distensione della politica demografica rigorosa, che ha avuto inizio già  due anni fa quando venne ampliato il numero di eccezioni per cui una coppia poteva avere un secondo figlio.