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Come cambia il lavoro dopo la nascita di un figlio

L’Istat ha dedicato un interessante report a come cambia in Italia il lavoro prima e dopo la nascita di un figlio ed ha parlato della conciliazione che diventa sempre pi๠difficile tra i tempi del lavoro e quelli della famiglia. Un quadro della nostra società . 

Sono stati pubblicati dall’ISTAT i risultati definitivi delle dinamiche produttive legate alle donne in Italia che hanno la possibilità  di lavorare. L’indagine èfrutto della collaborazione con l’ISFOL nell’ambito di una collaborazione tra questi due enti. I risultati sono quelli emersi in seguito ad uno studio dal 2000 ad oggi. 

Il primo risultato interessante èrelativo all’aumento delle donne sul mercato del lavoro anche se il gentil sesso èscoraggiato nella ricerca di un impiego perchè limitato dalla fecondità  e dalla successiva e sempre pi๠difficile conciliazione dei tempi della famiglia con quelli del lavoro.

Il secondo risultato interessante riguarda gli effetti della crisi economica sulla fecondità  delle donne: la crisi ha influenzato in peggio la condizione delle neo mamme. E poi ci sono le statistiche legate alla conservazione del posto di lavoro, che non sono affatto positive:

1. il 22,4% delle madri occupate all’inizio della gravidanza non lo era pi๠a due anni dalla nascita del figlio,
2. il 42,8% di quelle che ha continuato a lavorare ha dichiarato di avere difficoltà  nella conciliazione dei tempi del lavoro con quelli della famiglia.

Nel 2012, anno in cui sono state rilevate queste percentuali, la situazione si puಠconsiderare peggiorata visto che nel 2005 la percentuale delle donne che non lavoravano pi๠dopo la nascita dei figli era del 18%.

Il rischio di perdere il lavoro con la maternità  èpi๠elevato per chi risiede al Sud ed aumenta proporzionalmente al numero di figli. Influenza negativamente anche la situazione del partner che potrebbe non essere occupato oppure esser occupato con una posizione bassa.

Le madri che non lavorano pi๠nel 52,5% dei casi dicono di essersi licenziate o di aver interrotto l’attività  autonoma, nel 25% dei casi dicono di essere state licenziate, nel 20% dei casi hanno soltanto concluso il rapporto di lavoro e nel 3,6% dei casi sono state messe in mobilità .

Le madri che lavorano nel 50,2 per cento dei casi non hanno mandato il figlio al nido perchèla retta ètroppo cara e quando sono via per lavoro affidano i bambini nati tra il 2009 e il 2010:

  • nel 92,8% dei casi affidano il figlio a servizi o persone che se ne occupino;
  • nel 51,4% dei casi si rivolgono ai nonni;
  • nel 37,8% lo affidano ad un asilo nido;
  • nel 4,2% si rivolgono alle baby sitter.