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Fallimenti in continua ascesa

La crisi globale, com’era facilmente immaginabile, non ha “steso” le imprese italiane da un giorno all’altro bensଠle ha lungamente logorate, a fronte di una progressiva riduzione delle vendite e di un’accresciuta difficoltà  nell’accesso alle risorse finanziarie.

Cosà¬, mentre qua e là  si avvertono distintamente i segni di ripresa, l’onda lunga della crisi sta tuttora producendo i suoi effetti catastrofici sulle aziende pi๠colpite.


Lo dimostra un’elaborazione di Unioncamere, che mostra come il numero di procedure fallimentari avviate dai tribunali italiani sia in crescita continua e come quest’ascesa non mostri il minimo cenno di inversione di tendenza.

Nel 2007, i fallimenti complessivi erano stati circa 7.750, mentre nel 2008 si era già  balzati a circa 9.000. Ma era ancora poco: nel 2009 il numero totale èarrivato a 11.477, oltre il 26% in pi๠rispetto all’anno precedente; e il 2010 ha tutta l’aria di registrare valori finali ancora pi๠drammatici.
Infatti, nei primi tre mesi dell’anno in corso, i fallimenti dichiarati sono stati 3.326, addirittura il 46% in pi๠rispetto ai 2.210 del già  gravissimo primo trimestre 2009; e le prospettive per il periodo da qui a dicembre sono altrettanto gravi.

Poco tranquillizzanti anche i dati sulle procedure di concordato preventivo: nel primo trimestre 2010 ne sono state avviate 325, oltre il 62% in pi๠rispetto a dodici mesi prima.


A soffrire di pi๠sono, per forza di cose, le Regioni col maggior numero di imprese: il 21% delle aziende fallite sono lombarde, mentre ai posti successivi della graduatoria si collocano Veneto, Toscana ed Emilia-Romagna.
Eseguendo invece un’analisi su dati relativi (rapporto fra aziende fallite e aziende totali presenti nel territorio), scopriamo che la Regione pi๠in difficoltà  èil Friuli Venezia Giulia: nel Goriziano lo 0,46% delle imprese esistenti èfallito nel 2009.