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Definizione di tributo, imposta e tassa

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Nel linguaggio corrente, i concetti di “tributo”, “imposta” e “tassa” sono utilizzati indifferentemente come sinonimi. In dottrina, perà², esistono delle precise distinzioni.

La categoria generale, in cui rientrano le altre, èquella dei tributi (dal latino tribà¹ere, cioè“dare”). Si definisce tributo ogni forma di prestazione patrimoniale imposta dagli enti pubblici. Il carattere dell’imposizione èfondamentale, e distingue i tributi da altre forme di incassi pubblici, come la vendita di prodotti sul mercato o gli utili provenienti da investimenti finanziari.


All’interno dei tributi, troviamo le due sottocategorie delle imposte e delle tasse. La differenza èla seguente: il gettito proveniente dalle imposte va a finire in un mare magnum da cui, indistintamente, lo Stato pesca per erogare i servizi pubblici, pagare gli stipendi dei suoi dipendenti, realizzare le infrastrutture eccetera. Dunque, il gettito dell’IRPEF dell’impiegato di Bergamo e dell’industriale di Bari si sommeranno e concorreranno insieme a coprire le spese generali dello Stato.

Nelle tasse, invece, alla somma versata dal contribuente corrisponde un vantaggio riservato a lui solo. Per esempio, l’imprenditore che paga annualmente la tassa di concessione per il chiosco costruito sulla spiaggia ottiene il diritto di portare avanti la sua attività  sul terreno demaniale, un beneficio che ovviamente riguarda lui solo.


Nella teoria del diritto tributario esiste anche una terza categoria, i cosiddetti “contributi speciali”, piuttosto complessi da definire: su di essi, perà², non èil caso di soffermarsi dato che l’unico esempio nella legislazione italiana, l’INVIM, èstato abrogato da molti anni.

Secondo alcuni studiosi, infine, anche il prezzo dei prodotti in monopolio di Stato (come le sigarette) èda considerarsi come tributi, dato che tale ammontare non èsostanzialmente determinato dal mercato bensଠda provvedimenti governativi di carattere tributario.