Mentre la Grecia si appresta a rendere operativo lo straordinario piano di risanamento dei conti pubblici..

Il faro è ora puntato sulla penisola iberica: non tanto sulla Spagna, su cui pure si è concentrata l’attenzione dei mass-media, quanto sul Portogallo, la cui situazione appare preoccupante.
In verità, il rischio che si cada nella stessa spirale che ha inghiottito Atene è concreto. Il meccanismo è infatti simile: i grandi investitori internazionali hanno scarsa fiducia nelle capacità di Lisbona di rimettere in sesto la propria economia: deficit in crescita, PIL e occupazione in picchiata, uno stato dell’economia e delle infrastrutture che anche prima della crisi non aveva mai brillato. E, di conseguenza, il rating dei titoli pubblici lusitani è calato notevolmente, tanto da spingere Standard & Poor’s a classificare il Portogallo come l’ottavo Paese più rischioso al mondo in termini di investimenti finanziari.
Ma se pochi desiderano investire sui Bot portoghesi, le difficoltà di rimborsare i vecchi titoli oggi in scadenza crescono progressivamente. Per rendere più appetibili i propri titoli, il governo di Lisbona dovrebbe fissare tassi di rendimento molto elevati e difficilmente sostenibili: per tappare le falle di oggi si rischia seriamente di rendere drammatica la situazione di domani.
Non a caso la situazione del Portogallo, insieme a quella della Grecia, sarà esaminata nel Consiglio europeo straordinario convocato per il 10 maggio. È probabile che verrà formulato anche per la nazione iberica un pesantissimo piano di salvataggio, ma il Governo Socrates, in piena crisi, avrà molti problemi a far passare le indispensabili misure di risanamento.