
Il Turkmenistan (Paese centroasiatico vasto, spopolato e semidesertico) vanta risorse naturali sterminate, in particolare nel ramo dei combustibili fossili; fra le altre cose, è il quarto produttore mondiale di metano. E sono proprio le ricchezze provenienti dall’estrazione del metano a consentire alla nazione turkmena una crescita economica impressionante.
Il governo locale ha intenzione di fare sul serio per sfruttare il momento d’oro e trasformare il Paese da cima a fondo. Le occasioni di business per le aziende straniere sono enormi, considerando che l’imprenditoria locale è piuttosto modesta e arretrata.
L’attenzione va soprattutto al settore edile: la capitale Ashgabat è oggi un cantiere a cielo aperto, grazie alla costruzione di grattacieli quasi degni di Dubai. Ma la vera scommessa è sulle rive del Caspio: è qui che sorgeranno dal nulla vere e proprie città destinate a rappresentare esclusivi centri turistici per i ricchi magnati russi, iraniani e cinesi.
Superfluo dire, inoltre, che nel nuovo Turkmenistan serviranno strade, ponti, dighe, ospedali, scuole, ferrovie, aeroporti: le possibilità sono veramente gigantesche.
L’Italia è però molto indietro: i pochi imprenditori che hanno fiutato l’affare sollecitano il governo perché apra ad Ashgabat una nostra ambasciata e una filiale dell’Istituto per il Commercio Estero. Potrebbe essere utile, inoltre, stabilire partnership con le imprese turche, che qui dominano il mercato.
Non mancano, però, le difficoltà , legate soprattutto alla pesante pressione fiscale, all’asfissiante burocrazia, alla difficoltà negli approvvigionamenti e alla scarsa qualificazione della manodopera locale.