Home » Neolaureati, pochi contratti a tempo indeterminato

Neolaureati, pochi contratti a tempo indeterminato

L’ultima indagine statistica sull’inserimento dei neolaureati nel mondo del lavoro sembra confermare una serie di tendenze già  avvertite negli anni precedenti.

La notizia pi๠importante èche la formula del contratto a tempo indeterminato èsempre pi๠rara. Si stima, infatti, che solo il 5,46% dei neolaureati entrati in azienda ha infatti potuto sottoscrivere la forma contrattuale largamente pi๠ambita; da notare come tale dato costituisca il record minimo di tutti i tempi, e che solo cinque anni fa la percentuale era tre volte superiore.


Oggi, invece, la parte del leone sembrano farla stage, tirocini e contratti di inserimento, un tempo inesistenti o poco diffusi.
Come ormai da molti anni rimangono ingegneria ed economia i percorsi di studio che sembrano garantire maggiore fortuna ai neolaureati.
Ma il diploma da solo non basta: esistono altri fattori che possono incidere notevolmente sulla scelta di un candidato rispetto ad un altro. Per esempio, sono molto apprezzate le esperienze all’estero, incluso l’Erasmus, e ancor pi๠sono graditi i master o altri percorsi di formazione post-universitaria.

Se fondamentale rimane la buona conoscenza dell’inglese, èsempre pi๠richiesta anche una seconda lingua (conoscere il tedesco, ad esempio, puಠrappresentare un plus notevole).


Per quanto riguarda, poi, la carriera universitaria, va segnalato come, al contrario di molte credenze, l’ateneo dove ci si èlaureati non conta pi๠di tanto, nè rileva eccessivamente il voto di laurea e, tantomeno, l’argomento della tesi. L’aspetto pi๠interessante, invece, sembra essere la durata del corso di studi: chi si èlaureato rapidamente ottiene maggior credito di chi magari si èlaureato con centodieci e lode ma a trent’anni suonati.
Infine, uno sguardo alle retribuzioni: il neolaureato al primo impiego guadagna mediamente intorno ai venticinquemila euro lordi.

Fonte: La Repubblica