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Contratto a tempo determinato e riforma del lavoro

Tra le novità  previste dalla riforma del lavoro predisposta dal governo Monti, che verrà  sottoposta all’approvazione del Parlamento nel corso dei prossimi giorni, figurano diverse iniziative destinate a contrastare l’eccessivo ricorso da parte delle aziende a tipologie contrattuali che nel corso degli ultimi anni hanno trasformato gli italiani in un popolo di precari.

Tra queste figura la norma destinata a scoraggiare il ricorso al contratto di lavoro a tempo determinato, prevedendo un maggior onere contributivo a carico delle aziende che scelgono di assumere lavoratori con contratto a termine.

OBBLIGO DI MOTIVAZIONE CONTRATTO A TEMPO DETERMINATO

Secondo le prime indiscrezioni, in particolare, si tratterebbe di una maggiore contribuzione pari a poco meno del 2% del costo del lavoro e che verrà  destinata all’ASPI (Assicurazione Sociale per l’Impiego), che si occuperà  del finanziamento dell’assunzione dei lavoratori disoccupati.

DURATA MASSIMA CONTRATTO A TERMINE

Altre modifiche alla disciplina del contratto a tempo determinato riguardano la sua durata. L’attuale normativa prevede che il contratto a tempo determinato non possa avere una durata superiore a 36 mesi (3 anni), tuttavia molto spesso si assiste a situazioni in cui un lavoratore èoccupato per un periodo superiore a tre anni presso la stessa azienda, in virt๠della sottoscrizione di un nuovo contratto a termine dopo aver fatto trascorrere almeno venti giorni dalla scadenza del precedente.

La nuova normativa dovrebbe quindi porre fine a questa pratica stabilendo che la durata massima di 36 mesi deve intendersi come permanenza complessiva del lavoratore presso la stessa azienda, anche qualora ci siano state delle interruzioni. Qualora il rapporto di lavoro a tempo determinato superasse i 36 mesi, dunque, questo verrebbe automaticamente trasformato in contratto di lavoro a tempo indeterminato.