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Cartelle di pagamento errate per il 26%

Secondo un’analisi condotta sulle cartelle di pagamento emesse dal concessionario della riscossione nel quadriennio 2005-08, èmerso che oltre una su quattro èrrata: per l’esattezza, la percentuale èdel 26,03%.

In realtà , la percentuale tende a decrescere rapidamente (nel 2008 era il 12,57%, contro la punta del 36,28% del 2006) ma rimane comunque eccessivamente alta.


Il calcolo èstato condotto individuando le cartelle di pagamento per le quali il contribuente ha successivamente richiesto e ottenuto in autotutela uno sgravio delle somme iscritte a ruolo, in tutto o in parte. E poichè molti contribuenti, una volta ricevuto l’atto esattoriale, si affrettano a pagare senza porsi nemmeno il problema di verificarne la correttezza formale e/o materiale, c’ da supporre che in realtà  l’ammontare complessivo delle cartelle errate sia nettamente pi๠alto.
Difficile quantificare quanto questi errori costino all’Amministrazione Finanziaria, fra risorse umane e spese di spedizione.

E ancor pi๠difficile èconoscere quanto tutto questo sia costato ai contribuenti raggiunti loro malgrado da una “cartella pazza”, in termini di tempo speso per ristabilire la loro buona fede e talvolta anche in termini di compensi al commercialista per venire fuori dall’incubo.
Va anche notato come talvolta ad una cartella di pagamento contestata dal cliente si accompagnino misure cautelari traumatiche, come il sequestro dei beni o le ganasce fiscali all’automobile, fino all’ipoteca su terreni e immobili.


Ma quali sono le cause di questa situazione? Nella grande maggioranza delle volte si tratta di errori di natura formale (ad esempio, un codice tributo errato in F24) che porta i computer dell’Agenzia a non abbinare i pagamenti eseguiti alle imposte dovute, oppure a disconoscere crediti o detrazioni; altre volte, sorgono problemi di notifica o altre questioni meramente formali, come la mancata indicazione del responsabile del procedimento.