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Economia trainata dall’agroalimentare

L’agroalimentare ha vinto la crisi e ha trainato l’economia italiana, soprattutto nel periodo che va dal 2009 al 2013. In questo settore, in 4 anni èstata registrata una crescita complessiva del 4% proprio nello stesso periodo in cui il PIL faceva registrare circa il -2%.

àˆ stata pubblicata la prima edizione del Food Industry Monitor, un osservatorio permanente sul settore agroalimentare italiano che èstato curato dall’Università  di scienze gastronomiche e dalla banca BSI. Sono state tenute in considerazione 520 aziende che afferiscono a 10 comparti, quali acqua, caffè, distillati, dolci, food equipment, latte e derivati, olio e condimenti, pasta, salumeria e vino.

Questi comparti insieme hanno fatturato 43,5 miliardi di euro. Scrive l’agenzia Askanews:

Per capire come si èmosso nel quadriennio il settore sono stati presi in considerazione tre fattori: crescita, sostenibilità  finanziaria e redditività . In ciascuno di questi ambiti sono stati rilevati i cosiddetti best performers. Il caffèèmerso avere la struttura finanziaria pi๠solida (con un tasso di indebitamento dell’1,6% con una media del 2,7% del settore), i distillati la pi๠alta redditività  commerciale (+12,7% contro il 6%), il food equipment la maggiore crescita sui mercati (+7,1% contro il 4,1%). In quest’ultimo caso gioca a favore non solo il primato italiano nel comparto ma anche la vocazione strutturale all’export e l’alto tasso di innovazione connaturato a queste aziende.

In questo quadro di crescita, tuttavia, se la passano meno bene i segmenti dell’acqua e della salumeria che secondo il rapporto presentano forti criticità  per tutti e tre gli indicatori. Va osservato infatti che entrambi i segmenti dell’agroalimentare sono fortemente legati ai consumi interni, notoriamente sfiancati dalla crisi, e presentano oltretutto una debole struttura finanziaria con una esposizione a breve. Nello specifico poi dei prodotti da salumeria al calo dei consumi si somma la crescita dei cosiddetti private label e la forte pressione della grande distribuzione, un mix che mette in sofferenza la redditività .