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Crisi nel settore fieristico

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Negli ultimi tempi, le società  di gestione degli eventi fieristici hanno assistito ad una lenta ma progressiva contrazione degli espositori (fra il cinque e l’otto percento nell’ultimo anno), con maggiori difficoltà  per le fiere locali rispetto a quelle nazionali, e per quelle meridionali rispetto a quelle centrosettentrionali.

E tuttavia, altri fenomeni sembrano indicare una direzione opposta per la crisi, come potrebbe dimostrare la soppressione (almeno per quest’anno) della fiera internazionale del marmo a Carrara.


Difficile dire quanto di questo fenomeno dipenda dalla crisi economica e quanto dalla possibilità  per le aziende di puntare su nuovi e alternativi metodi per far conoscere le proprie produzioni, a partire dalla ricerca di visibilità  su Internet e dalle opportunità  planetarie offerte dal commercio elettronico.


Un’altra causa, già  denunciata da tempo dalle associazioni di categoria, èl’esistenza di troppi eventi fieristici all’interno dei nostri confini nazionali, che tendono ovviamente a farsi concorrenza fra loro, al contrario di quanto avviene in altre nazioni dove si tengono poche esposizioni ma mediamente molto pi๠importanti.

Le società  di gestione hanno quindi dovuto escogitare nuove soluzioni per rendere i propri spazi espositivi pi๠appetibili per il popolo degli imprenditori. Le opzioni pi๠gettonate sono la riduzione dei costi per l’affitto per posizionare il proprio stand (la fiera di La Spezia li ha addirittura dimezzati) e le convenzioni con alberghi e ristoranti per ridurre i costi di trasferta degli espositori.

Un’altra ipotesi, vagliata soprattutto nel Nord-Est, èquella di accorpare eventi minori per dare alla loro somma una visibilità  che essi da soli non potrebbero guadagnare. E non manca chi, come Verona o Bolzano, lavora per stabilire proficui gemellaggi con gli appuntamenti fieristici di altre città  europee.