La nostra Costituzione, ad oltre sessant’anni dalla sua entrata in vigore, presenta ancora delle parti totalmente inattuate..

Vi è però una condizione da soddisfare: i sindacati i cui contratti collettivi presentano questo potere devono essere registrati, e condizione essenziale perché la registrazione possa avvenire è che l’organizzazione interna dell’ente sia improntata ai principi della democrazia.
Sennonché, tanto i sindacati degli imprenditori quanto quelli dei lavoratori si sono sempre battuti contro ogni ipotesi di attuazione dell’articolo 39.
Il punto è che l’attuazione comporterebbe inevitabilmente che un organo amministrativo esegua delle verifiche per assicurare la sussistenza e il mantenimento nel tempo del requisito di democraticità dell’organizzazione; ma i sindacati si sono sempre dimostrati allergici ad ogni ipotesi di sottoposizione a qualsivoglia verifica.
D’altronde, negli anni Quaranta e Cinquanta il ricordo del regime fascista era ancora fresco, e il timore di un eccessivo interventismo dello Stato nelle faccende interne delle associazioni sindacali restava alto.
Constatata l’assoluta contrarietà espressa dai sindacati, i progetti di legge per dare attuazione all’articolo 39 sono andati via via diradandosi, fino a che il problema è stato accantonato, sebbene formalmente quella parte della Costituzione sia tuttora vigente.
A questo punto, gli esperti di diritto si sono interrogati su quale efficacia attribuire ai contratti collettivi stipulati. Il problema non è solo dottrinale, ma al contrario comporta conseguenze cruciali per milioni e milioni di imprenditori e lavoratori.