
Ma, già adesso, blog, social network o Twitter (inesistenti fino a pochi anni fa) hanno moltiplicato in misura esponenziale la possibilità per gli imprenditori di far conoscere le proprie produzioni e a comunicare con i propri clienti e fornitori, o con i potenziali tali, e il guadagnare un buon posizionamento nei principali motori di ricerca appare un imperativo inderogabile.
E poi c’è il capitolo del commercio elettronico, su cui ci sarebbe tanto altro da aggiungere.
Ma il termine più corretto in prospettiva futura, più che “comunicare†è probabilmente “dialogareâ€: una parte ancora piccola ma comunque crescente di aziende sta imparando a discutere con la sua clientela, a raccogliere suggerimenti e reclami, a proporre nuove soluzioni. Questo fenomeno è chiamato “societingâ€.
Non si tratta più solamente di varare un proprio sito dove farsi pubblicità secondo un senso unico (l’azienda pubblica notizie e immagini che i navigatori leggono) bensì di avviare un canale di comunicazione a doppio senso. È l’evoluzione del marketing, che sta ormai ridimensionando le sue strade tradizionali per riposizionarsi sulla rete.
E se il discorso oggi è apparentemente più appropriato per le società di grandi dimensioni, più avvezze al progresso tecnologico e con maggiori risorse umane e strumentali da dedicare all’uopo, non c’è dubbio che il prossimo futuro vedrà un interessamento esplosivo delle aziende minori.
Già oggi vediamo imprese agricole o negozi di vicinato porsi sul web e sviluppare rapporti d’affari prima impensabili, magari all’altro capo del pianeta. E, per motivi inversi, chi non saprà fare altrettanto rischierà di soffrire molto la competizione degli imprenditori più evoluti.