Si parla di “ramo d’azienda” quando si prendono in considerazione solo una parte dei beni componenti il..

Un esempio tipico è quello di una catena di negozi: se una delle filiali fosse ceduta ad un terzo e costui proseguisse in proprio l’attività in quella sede, allora quanto avvenuto è indiscutibilmente la cessione di un ramo d’azienda.
Ma se al contrario mancasse questa sinergia fra le singole componenti trasferite, allora avremo a che fare semplicemente con la separata cessione di tanti beni (arredi, cancelleria…).
Individuare se si è avuta una cessione di un ramo d’azienda oppure di tanti singoli beni è un compito di grande importanza, anche e soprattutto per i suoi riflessi fiscali.
La cessione di azienda o di un ramo d’azienda, infatti, è esclusa da IVA e soggetta ad imposta di registro; discorso inverso nell’ipotesi di una cessione di singoli beni.
L’imposta sul valore aggiunto è neutrale per gli imprenditori, in virtù del meccanismo applicativo che comporta la compensazione fra l’IVA a debito sulle cessioni e l’IVA a credito sugli acquisti.
Discorso ben diverso per l’imposta di registro, che invece pesa inderogabilmente sulle tasche del cessionario. Per questo, spesso e volentieri si fa in modo di mascherare la cessione di un ramo d’azienda facendo finta che si tratti delle separate cessioni di tanti beni e magari in tante date distinte.
Per comprendere se vi è stata elusione fiscale, è necessario dunque studiare i beni oggetto di cessione per comprendere se vi è un’effettiva sinergia funzionale oppure no, e dunque qual è la disciplina fiscale che va applicata.