Fra i vari adempimenti amministrativi, civilistici e fiscali che un aspirante imprenditore deve affrontare per avviare un’attività..

L’accresciuta sensibilità dell’opinione pubblica sul tema della sicurezza alimentare, d’altronde, impone controlli rigorosi. Dall’altro lato della medaglia, tuttavia, è anche vero che in passato occorrevano spesso mesi prima che l’impresa superasse tutti i test per poter finalmente avviare l’attività.
Con il passaggio di molte competenze alle Regioni, si è scelto di imboccare nuove strade che cerchino di contemperare le risposte ai due diversi problemi. Le strade scelte, a dire il vero, variano da Regione a Regione, ma l’aspetto comune delle semplificazioni adottate è stato quello di posporre le verifiche all’apertura dell’azienda.
D’altro canto, molti ispettori sanitari confermano che è più proficuo controllare un’impresa quando essa è operativa, più che agire in via preliminare.
Questa, ad esempio, è la soluzione scelta dalla Lombardia, in cui è possibile aprire l’attività subito dopo aver inviato al Comune la denuncia di inizio attività, per affrontare poi i controlli sanitari nelle settimane successive.
La via lombarda alla semplificazione è stata seguita anche da altre Regioni, come la Puglia.
Situazione differente nella legislazione piemontese e in quella veneta, dove è stabilito comunque un termine massimo di trenta giorni dalla presentazione della DIA perché siano eseguiti i controlli sanitari, necessari prima di avviare l’attività; in caso di mancati controlli, però, l’attività può partire in ogni caso.