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Lauree e sbocchi occupazionali

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Come ogni anno, il consorzio Almalaurea ha pubblicato un ampio dossier sullo stato delle università  italiane, i corsi di laurea attivati, il numero dei frequentanti e le prospettive degli stessi di trovare un impiego.

Almalaurea èun ente cui aderiscono cinquantatrè atenei italiani, ma l’analisi si estende a tutto campo all’intero mondo accademico. Vediamo dunque alcuni stralci dell’analisi, riferiti alla situazione generale e ad alcuni fra i settori di studio pi๠importanti.


Secondo il consorzio, se saranno confermate le tendenze degli ultimi anni, circa 290.000 sui quasi 500.000 maturandi proseguiranno gli studi in una delle tante sedi universitarie sparse nel nostro Paese. Per costoro, il voto medio agli esami si aggira sul 26,3 e quello di laurea intorno a 103.


Cinque anni dopo la laurea quasi tutti hanno trovato un’occupazione, ma lo stipendio medio èrelativamente basso: circa 1.200 euro, ma la media maschile (1.312) ènettamente superiore a quella delle donne (1.053). Considerando perಠl’intera vita lavorativa, il tasso di occupazione dei laureati èdel 10% pi๠alto dei colleghi non laureati, e il reddito èsuperiore di circa due terzi.

Non tutti i corsi di laurea, perà², portano agli stessi risultati: se gli sbocchi occupazionali dei laureati in ingegneria ed economia sono piuttosto numerosi, ben pi๠critica èla situazione degli umanisti, e in posizione intermedia si collocano invece medici e scienziati.

Ma al di là  degli studi eseguiti, altrettanto importante èil ruolo rivestito dalle esperienze post-universitarie, come i master, e soprattutto dalle esperienze all’estero, durante o dopo il ricevimento del diploma di laurea. Inutile ricordare, ovviamente, che le conoscenze dell’informatica e dell’inglese (e magari di una seconda lingua straniera) sono un fattore discriminante per qualunque speranza di assunzione.