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La povertà  colpisce soprattutto le partite IVA

A lanciare l’allarme èla CGIA di Mestre che spiega come la povertà  sia molto condivisa dalle partite IVA o meglio dagli autonomi. Sono loro che nell’anno scorso, vivevano in gran parte sotto la soglia minima definita dall’Istat. Ecco il comunicato che fa chiarezza sulla situazione. 

La CGIA fa notare che dall’inizio della crisi al primo semestre di quest’anno, gli autonomi (ovvero, i piccoli imprenditori, gli artigiani, i commercianti, i liberi professionisti, i coadiuvanti familiari, etc.) sono diminuiti di quasi 260 mila unità : del 4,8 per cento. La platea dei lavoratori dipendenti, invece, si èridotta di 408.400 unità , anche se in termini percentuali èdiminuita “solo” del 2,4 per cento cioèdella metà . Dall’inizio della crisi ad oggi, gli autonomi hanno segnato la contrazione peggiore in Emilia Romagna (-14,6 per cento), in Campania (-13,7 per cento) e in Calabria (13,3 per cento). Di rilievo, invece, la performance ottenuta dal Lazio (+10,1 per cento) e dal Veneto (+5,3 per cento).

“Purtroppo – segnala il coordinatore dell’Ufficio studi Paolo Zabeo – questi dati dimostrano che la precarietà  presente nel mondo del lavoro si concentra soprattutto tra il popolo delle partite Iva. Sia chiaro, la questione non va affrontata ipotizzando di togliere alcune garanzie ai lavoratori dipendenti per darle agli autonomi, ma allargando l’impiego di alcuni ammortizzatori sociali anche a questi ultimi che, almeno in parte, dovrebbero finanziarseli”.

Il coordinatore dell’Ufficio studi della CGIA prosegue la sua riflessione mettendo in luce alcuni aspetti molto interessanti:

“Quando un lavoratore dipendente perde momentaneamente il posto di lavoro puಠdisporre di diverse misure di sostegno al reddito. E nel caso venga licenziato puಠcontare anche su una indennità  di disoccupazione. Un autonomo, invece, non ha alcun paracadute. Una volta chiusa l’attività  ècostretto a rimettersi in gioco affrontando una serie di sfide per molti versi impossibili. Oggigiorno èdifficile trovare un’altra occupazione; l’età  spesso non pi๠giovanissima e le difficoltà  congiunturali costituiscono un ostacolo insormontabile al reinserimento nel mondo del lavoro”.